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Manager dello Spettacolo

Dopo il seminario su Arti e Nuovi Media continuiamo il nostro percorso attraverso l’esperienza della progettazione delle Cerimonie Olimpiche di Torino 2006.

Le tavole della presentazione dell’RDO (Richesta d’Offerta)

38 Comments »

  1. Parole chiave per una ricerca emotiva di immagini, suoni ed ambienti per la comunicazione dello spettacolo on line

    laurie anderson
    bob wilson
    la fura dels baus
    studio azzurro
    beppe grillo
    aldo giavanni e giacomo
    gigi proietti
    jaco pastorius
    demetrio stratos
    alessandro gasman
    antonine artaud
    freddy mercury
    mautizio cattelan
    fabrizio plessi
    kurt cobain
    cristian mc bride
    paola cortellesi

    Comment by antonio rollo — February 15, 2007 @ 11:29 am

  2. http://www.networkcultures.org/institute/index.php?onderdeelID=1&paginaID=25

    Comment by Anonymous — February 15, 2007 @ 11:45 am

  3. http://www.networkcultures.org/portal/

    Comment by elisabetta778@interfree.it — February 15, 2007 @ 11:46 am

  4. http://www.beppegrillo.com

    Comment by gonesimo79@libero.it — February 15, 2007 @ 11:48 am

  5. http://www.tvblog.it/categoria/paris-hilton

    Comment by gonesimo79@libero.it — February 15, 2007 @ 11:53 am

  6. http://www.performingmedia.org/vlog/

    Comment by admin — February 15, 2007 @ 12:02 pm

  7. http://www.queenmustgoon.net/freddie_mercury/biografia.htm

    Comment by Anonymous — February 16, 2007 @ 9:53 pm

  8. http://www.queenonline.com/fmercury.html

    Comment by marco — February 16, 2007 @ 9:56 pm

  9. ma ci siete??????io sto esplorando la rete tra i link suggeriti a lezione e quelli che mi incuriosiscono di più…. urban screen a parte sono letteralmente affascinata dai blog salentini…una buona occasione anche per stringere nuove amicizie, no??? a presto

    Comment by daria — February 20, 2007 @ 1:43 pm

  10. assulatamte si, i blog sono uno spazio pubblico virtuale, quella che nella realta’ chiamiamo piazza – una caratteristica tutta italiana – che pero’ sta coinvolgendo tutto il mondo. buoni incontri.

    Comment by antonio rollo — February 20, 2007 @ 4:29 pm

  11. sto tentando di pensare a qualcosa che abbia a che fare con l’ecologia ma che sia “utile”. Probabilmente però sarebbe “utile” che mi sganciassi da quest’idea: se la nostra installazione sarà un’opera d’arte probabilmente avrà un valore di utilità proporzionale a quanto si riuscirà a “comunicarla”…

    Comment by daria — February 21, 2007 @ 2:15 pm

  12. L’idea di utilita’ e’ sempre relativa. In questa fase prendiamo in considerazione tutto, vedremo poi piu’ avanti come definire la struttura e i dettagli.
    Proprio in questi giorni sto lavorando alla progettazione di un nuovo magazine che trattera’ di ecologia, scienza, arte, cultura e societa’.
    L’ecologia e’ uno dei temi dei prossimi anni e dobbiamo trovare modi e modelli di espressione spettacolare per coinvolgere il pubblico. Il valore non e’ proporzionale alla comunicazione solo in quanto la comunicazione e’ proporzionale alle proprie relazioni umane.

    Comment by antonio rollo — February 22, 2007 @ 1:03 am

  13. A proposito di ecologia vi invito a leggere l’articolo scritto da luca barbeni (direttore artistico del toshare.it) su http://www.steckdosenkunst.com/webtagr/blog/2007/02/21/simplicity-john-maeda-in-milan/

    Comment by antonio rollo — February 22, 2007 @ 1:11 am

  14. sapete suggerirmi qualche sito dove trovare video, anche di ragazzi che si dilettano, interessanti sia per il contenuto che per il montaggio?….n.b. risparmiatevi you tube grazie

    Comment by stefano — February 25, 2007 @ 4:24 pm

  15. http://christianmcbride.com/home.html

    Comment by stefano — February 25, 2007 @ 4:34 pm

  16. daria…

    Comment by daria — February 25, 2007 @ 5:00 pm

  17. stefano

    Comment by stefano — February 25, 2007 @ 5:10 pm

  18. c.stefano79@libero.it

    Comment by stefano — February 25, 2007 @ 5:14 pm

  19. ARTAUD: TRA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA E RIVOLUZIONE BIOPOLITICA..

    Offro all’attenzione dei miei colleghi alcuni spunti sulla figura di Antonin Artaud quale precursore di un novo modo di intendere il rapporto tra vita e teatro, teatro e fruizione, pensiero e realtà.
    Il contributo di Antonin Artaud in relazione alle nuove tecnologie si basa su due tracce da lui delineate nel corso della sua esperienza artistica ed umana.
    La prima traccia, legata alla sua produzione artistica, vede come oggetto di sperimentazione la capacità relazionare in maniera multimediale, o meglio, intermediale, i vari elementi che compongono lo spettacolo. Per ciò che concerne la seconda traccia essa è più complessa perché riguarda l’aspetto umano dell’autore che va inevitabilmente a toccare quello artistico. La seconda traccia è legata allo sviluppo di una nuova corporeità che, come vedremo, negli ultimi venta’anni ha raggiunto mete a tratti estreme ma sicuramente interessanti.
    Artaud si può definire a tutti gli effetti un autore multimediale per ciò che concerne l’integrazione dei vari elementi dello spettacolo.
    Bisogna innanzi tutto dire che l’idea di far confluire i vari elementi dello spettacolo nasce sul finire dell’800, nel momento in cui Richard Wagner ambisce alla realizzazione dello spettacolo totale fatto di danza musica e parole (Gesamtkunstwerk). Con ciò Wagner da il via a quel processo artistico volto ad unificare tutte le arti in un unico spettacolo.
    Questo concetto é più vivo che mai anche ai nostri giorni grazie all’avvento dell’era digitale che permette di realizzare una fusione tra linguaggi differenti per poter giungere ad unico metamedium tecnologico.
    L’idea dell’opera d’arte totale ha quindi interessato la fine dell’800 e tutto il XX secolo fino a sforare nell’attuale secolo che è ormai un’officina inesauribile di scoperte a tutti i livelli, dove arte, scienza e tecnica sembrano ormai abbiano raggiunto un connubio imprescindibile.
    Ovviamente l’arte legata alle nuove tecnologie ha preso una propria strada che vede sempre più una integrazione ed interazione di linguaggi tipici come il video, l’immagine e la musica, soprattutto la video-art ha raggiunto una capacità espressiva che sembra ridare quel senso di medium artistico che poteva riscontrarsi solo nelle pellicole del primo novecento realizzate da autori come Man Ray, Picabia o Làszlò Moholy-Nagy, per citarne alcuni.
    Tuttavia il processo di interazione ed integrazioni di elementi tecnologici parte da molto lontano. Fu a partire degli anni venti che si ebbe una vera e propria rivoluzione in questo senso, rivoluzione portata avanti da autori-registi come Majerchol’d, Eisenstein e Piscator, i quali si avvalsero delle più innovative tecnologie del tempo che permettevano loro di mettere in piedi spettacolo in cui il teatro veniva contaminato con proiezioni filmiche su grandi schermi, reinventando in tal senso il concetto stesso di teatralità e drammaturgia.
    Antonin Artaud percorre una strada propria che parte comunque da istanze dadaiste e surrealiste.
    Artaud concepisce un teatro in cui gli elementi dello spettacoli siano corrispondenti (oggi potremo definirli “collegamenti ipertestuali”) gli uni agli altri e che questi possano poi moltiplicarsi in doppi rendendo lo spettacolo una sorta di interfaccia con “link” legati ed interagenti tra di essi.
    Il concetto di corrispondenza che Artaud definisce “piani di corrispondenza” si muove anch’esso nel solco dell’opera d’arte totale, tuttavia Artaud aspira allo spettacolo Integrale e non Totale come quello wagneriano. La differenza è sostanziale. Se Wagner aspira alla confluenza delle varie forme espressive ponendo una scala di valore tra le arti su cui primeggia la musica, Artaud aspira invece ad una integrazione “democratica” degli elementi dello spettacolo. L’opera d’arte totale wagneriana richiede sempre e comunque una sua logica ed un ritmo legato all’opera rappresentata, lo spettacolo integrale di Artaud è invece un richiamo reciproco dei vari elementi dello spettacolo, per l’appunto, una corrispondenza di eventi che si possono generare anche nell’imprevisto e nel mutevole. L’idea di corrispondenza è molto vicina al concetto corrispondenze concepito da Baudelaire nell’ambito della discussione sull’opera d’arte totale in cui l’autore parla di «reciproca analogia» tra le arti, rendendole quindi paritarie nelle loro unicità espressiva e cercandone le affinità che possono metterle in relazione senza dissolverle le une nelle altre.
    Lo spettacolo artaudiano è proprio questo: un effetto luminoso che richiama il movimento di un attore, lo spostamento di un manichino (spesso giganteschi) che richiama un effetto sonoro e così via, tutto ovviamente nell’intento di evitare ogni deriva psicologica affidandosi totalmente ai sensi e alle sensazioni che un tipo di spettacolo come questo poteva suscitare. Tutta la teatralità artaudiana fu alla base di movimenti come l’Happenig o il Living Theatre i quali, misero come punto di forza della loro produzione proprio l’interazione su più livelli. Il concetto di interazione e integrazione sviluppato da questi movimenti (cominciando ovviamente da Artaud) si è riversato nel corso degli anni nel World Wide Web, creando una rete di relazioni in cui si sono potute sviluppare nuove forme artistiche dove l’autore-creatore lascia in balia degli utenti la propria opera d’arte (o concept) che viene fatta oggetto di un mutamento continuo ed infinito dove il singolo autore rimane una figura aleatoria per far spazio ad una moltitudine di autori che si relazionano in base ad un concetto, appunto, o un’ idea: questo è il caso della Net-Art.
    Cambia il concetto stesso di teatralità e drammaturgia sempre più sottoposto a nuove esperienze ed esigenze espressive, di fatti il nuovo grande teatro oggi giorno va sviluppandosi via internet, tutti possono interfacciarsi con questo mondo e divenire allo stesso tempo attori e fruitori di concetti e performance, ci si può creare una propria identità altra (gli avatar ad esempio), divenendo attori-registi-internauti.
    La dimensione di relazione e di corrispondenze che si riscontra in Artaud è speculare all’altra dimensione che vede come oggetto il corpo, ed il termine oggetto va inteso proprio come cosa, nel senso che sperimentazioni tecnico-artistiche legate all’espressione corporea hanno finito col sostituire la soggettività dell’essere con l’oggetto che potrebbe essere.
    Sappiamo che una delle poetiche di Antanin Artaud si basa proprio sulla necessità di ridarsi un corpo, possibilmente un corpo senza organi i quali sono il principale ostacolo ad una dimensione realmente autonoma della propria vita.
    In quest’ottica si è passati, man mano, da un tipo di arte che faceva del corpo un supporto (un soggettile direbbe Derridà) da oltrepassare su cui dipingere e creare, ad una dimensione del corpo che deve essere superata chirurgicamente, tecnologicamente ed anche biologicamente.
    Non sfugge a nessuno che la nostra è una civiltà che sta mappando se stessa sempre più a fondo, a partire appunto dalla mappatura del genoma umano con la quale probabilmente riusciremo a reinventare i nostri corpi.
    Una delle artiste più controverse in tal senso, cioè nella modificazione vera e propria del proprio corpo, é la performer francese Orlan (nome fittizio dato che nessuno conosce la sua vera identità).
    Orlan decide fin dai primi anni novanta di diventare altro rispetto alla sua natura umana, una sintesi tra essere organico ed essere sintetico, sottoponendosi a svariati interventi chirurgici in anestesia locale in modo tale che l’artista possa essere presente e dirigere la sua “creazione artistica”, riuscendo anche ad implementare le sue performance con vari elementi di spettacolo mentre lei è ovviamente sotto i “ferri”. Con Orlan si sono sviluppate altre forme di mutazione corporea. Se Orlan si attiene sostanzialmente a delle tecniche ormai di uso comune come la chirurgia estetica, il brasiliano Eduard Kac è l’ideatore della bio-arte il quale da tempo porta avanti sperimentazioni da lui definite DN-art (arte transgenetica) che consistono nel prelevare geni appartenenti a speci diverse sia animali che vegetali e quindi scambiarli. Su queste basi crea GFP Bunny, un coniglio fosforescente nel quale ha trasferito proteine fluorescenti appartenenti ad una specie di medusa del pacifico. La motivazione di tali esperimenti consiste nel fatto che l’uomo può ripartire da se stesso lasciandosi alle spalle le consuete teorie sull’evoluzione reinventando così nuove speci organiche partendo dalla trasmissione dei geni, aprendo oltretutto una dibattito molto acceso di carattere etico e religioso.
    L’artista che forse e più vicino ad Artaud nella ricerca di un corpo ricostruito é l’australiano, performer tecnologico, Stelarc.
    Stelarc parte dall’assunto che il genere umano si trova a confrontarsi con macchine sempre più sofisticate da lui stesso create, può accadere che ad un determinato momento l’uomo non sia più in grado tener testa a questo avanzamento e quindi perché non perfezionare e potenziare anche il proprio corpo con l’ausilio di nuove tecnologie e renderlo interfacciabile?
    Su questa scia Stelarc inventa il famoso braccio meccanico o terza mano; essa è una protesi situata sull’avambraccio destro e può essere governata sia dall’autore tramite dei sensori, sia da periferiche esterne ad esso collegate.
    Stelarc rappresenta un vero estremo nella sua concezione artistica, pensa che l’attuale essere umano sia sostanzialmente debole e gracile rispetto al mondo che lo circonda e quindi utilizzando le nuove tecnologie vi è la possibilità di integrarlo con parti tecnologiche che potrebbero permettergli un domani di ambientarsi anche in terreni extraterrestri.
    La performance che forse ha più avvicinato Stelarc ad Artaud è quella realizzata introducendo nel suo stomaco una microscultura meccanica che può aprirsi ed emanare getti luminosi ad intermittenza. Ciò lo avvicina ad Artaud perché introducendo un corpo estraneo all’interno del proprio corpo, quest’ultimo tende a perdere la sua ordinaria funzione di organismo preposto solo ad eseguire determinati e spesso prestabiliti compiti. Stelarc afferma con questa performance che non bisogna limitarsi a vedere il corpo come un qualcosa di umido e fragile, esso può essere visto anche come un corpo vuoto (senza organi direbbe Artaud) che diventa uno spazio privato-fisiologico dove poter esporre un opera.
    La poetica di Artaud si estende ben oltre questi esempi che sono tuttavia tra i più significativi. Senza dubbio come ogni genio che si rispetti Artaud è stato precursore in molte delle idee che oggi si declinano in varie espressioni artistiche.
    Tra non molto sicuramente potremmo vedere in supporti registrabili i nostri sogni, saremo legati a sensori che capteranno e registreranno le immagini che fluiscono nella nostra mente durante la fase dei sogni, allora si sarà realizzata un’altra delle idee di Antonin Artaud, l’idea del “pensiero puro” senza intermediazioni, e vedremo nella sua totalità ciò che egli definì la «meccanica di un sogno».
    Ho cercato di sintetizzare al massimo alcuni aspetti dell’artaudismo, ma Artaud è tanto altro e se qualcuno volesse approfondire la sua conoscenza consiglio alcuni testi come: IL TEATROI E IL SUO DOPPIO; DEL MERAVIGLOSO; IL CORPO SENZ’ORGANI; VAN GOGH, IL SUICIDATO DELLA SOCETA’; PER FARLA FINITA CON IL GIUDIZIO DI DIO. Cosiglio anche alcuni interventi di Carlo Infante su Artaud che si possono trovare su siti come http://www.tetron.com o http://www.mediazione.info legati al concetto di performing media.
    Prossimamente inserirò dei file audio tratti da “Per farla finita col giudizio di dio”, trasmissione radiofonica ideata da Artaud nel 1947 e censurata, andata in onda quarant’unno anni dopo (24 ottobre 1999) su radio France.

    Professore spero di aver dato alcuni piccoli spunti per un eventuale discussione sulle nuove tecnologie da affrontare nei nostri incontri.

    Comment by anduma — February 26, 2007 @ 8:34 pm

  20. sto sottoponendo all’attenzione dei miei amici surplus…più lo guardo e più trovo qualcosa di interessante…a proposito, per domani…..?????

    Comment by daria — February 27, 2007 @ 7:10 pm

  21. stefano prova ad usare WINDOWS MOVIE MAKER penso che sia l’unico programma che puoi utilizzare!!!

    Comment by antoniosurdo — February 27, 2007 @ 8:06 pm

  22. antonio grazie dei consigli ma ho già fatto e nn con movi maker……..n.b. è inutili che metti la tua mail tanto nn ti scrive nessunoooooooooo…..per la serata insieme nn più domani ma organizziamoci per giovedì ……..ci vediamo al master

    Comment by stefano — February 28, 2007 @ 12:59 am

  23. Innanzitutto inizio con il rispondere ad anduma e il suo intervento su Artaud. Nel 1998 ho realizzato uno spettacolo che si chiamava Re-Mida, magari ne vediamo alcuni passi a lezione, e fondamentalmente si trattava di un tentativo di realizzare uno spettacolo “integrale”, ovvero dove le diverse forme dell’azione-movimento fossero legate ad una percezione sensoriale amplificata attraverso l’uso delle tecnologie. Ovvero quello stumento che piu’ di ogni altro si avvicina alla dimensione onirica dell’essere umano. Il risultato fu un costosissimo spettacolo che mentre andava in scena, sperimentava in una Torino che si affacciava ad internet la trasmissione in tempo reale e distribuita dello spettacolo stesso. Quello fu il momento in cui scopri’ che quello schermo quadrato era non una finestra, ma piuttosto una porta, con tanto di soglia da varcare. Oggi la spettacolarizzazione del se’ la si vede in maiera esplosa nei fenomeni di social networking come YouTube, MySpace o SeconLife. La teatralita’ dello schermo, vissuta a cavallo del terzo millennio, con gli esperimenti di ambienti digitali on-line, di cui il progetto Isola e’ uno dei copostipiti, trova le sue radici mediatiche nei giochi multiutente. La dimensione ludica ha una forza di attrazione forte sugli utenti e la possibilita’ di condividere in tempo reale uno spazio mentale (che in realta’ risiede tra i cluster di un hard disk remoto) continua a generare esperienze che raccolgono consenso e partecipazione in ogni parte del mondo. Anzi, noi occidentali siamo in ritardo rispetto ai modi e modelli proposti da societa’ tecnologicamente avanzate come la corea o il giappone. E’ in oriente che la tecnologia trova un connubio piu’ stretto tra vita e sogno. La dimensione onirica fa parte della cultura orientale. Il concetto di Ma, o spazio tempo sospeso, sono idee che si possono visualizzare senza i preconcetti della prospettiva. Noi viviamo lo schermo come il luogo della rappresentazione, puo’ diventare invece lo spazio della connessione. E qui il problema dell’autore diventa centrale. Non mi dilungo oltre. Se hai materiali ‘multimediali’ da condividere sui diversi autori citati sono i benvenuti a lezione.

    Adesso veniamo a stefano. Per suggerire siti di video dovrei avere qualche parola chiave piu’ specifica se non vogliamo cadere nel calderone YouTube. Quindi aspetto tue nuove.

    Riguardo Surplus, sono contento che stia diventando un fulcro di riflessione, perche’ credo che sia uno dei migliori lavori di questi ultimi anni per capacita’ tecnica ma sopratutto per coraggio politico, economico e sociale. I temi proposti sono quelli che oggi continuano a popolare le pagine di molti giornali ma che in realta’ poco scuotono le coscienze. E’ nostro dovere sviluppare riflessioni teoriche sul rapporto societa’ – economia per cercare di sbrogliare la matassa del consumismo che effettivamente sta portando a consumare il bene prezioso del nostro pianeta.

    Comment by antonio rollo — February 28, 2007 @ 2:59 am

  24. Ciao a tutti. Giovanni.

    Comment by giovanni — February 28, 2007 @ 9:15 am

  25. gonesimo79@libero.it

    Comment by giovanni — February 28, 2007 @ 9:16 am

  26. ci vediamo domani al master.Buona giornata a tutti.Ciaooooooooo.

    Comment by giovanni — February 28, 2007 @ 9:17 am

  27. stefano perche’ non mi scrivi piu?

    Comment by giovanni — February 28, 2007 @ 12:41 pm

  28. spero di vederti domani

    Comment by giovanni — February 28, 2007 @ 12:41 pm

  29. ciao a tutti…come va?oggi qui un sole! Allora ok per domani…professore spero sia libero da addii! giovanni!!!è un blog non una chat ;)) A DOMANI!!!

    Comment by daria — February 28, 2007 @ 12:55 pm

  30. prof. mi interessano video come surplus…..prof. magari un sito dove vederli o cmq un sito che mi suggerisca titoli o artisti che lavorano in questa maniera…..grz

    Comment by stefano — February 28, 2007 @ 1:20 pm

  31. …certo professore, cercherò di mettere insieme del materiale riguardante gli autori citati. Per il prossimo incontro porterò un mio lavoro (video) tratto da un soggetto cinematografico di Artaud: I DICIOTTO SECONDI. Però è il prodotto preliminare che ho realizzato, sia come riprese che come montaggio, quello definitivo è in via di definizione, quindi quello che porterò è solo una prova che tuttavia rende l’idea di ciò che ho inteso realizzare. Ci tengo a dire, infine, che il video si avvale di riprese molto banali e fisse intervallate da immagini in sovrapposizioni, quindi nulla di particolare dal punto di vista del montaggio, come anche la recitazione tra l’altro (dove non vi è dialogo) . Il tutto nel rispetto delle indicazioni fornite dallo stesso Artaud su come concepire la “meccanica di un sogno”.

    Comment by anduma — February 28, 2007 @ 1:21 pm

  32. Giuliacci…stessa lunghezza d’onda….ma insomma!!!!
    io pensavo che Surplus è un gran film perchè riesce a parlare un linguaggio “quasi” universale…a chiunque lo fai vedere stimola riflessione, probabilmente perchè fa vedere più facce (con o senza i giovanni?) della stessa medaglia, e alla fine tutti ci sentiamo partecipi di un sentimento generale, empatici, rispetto a un modo di vedere le cose, o la vita, che non riesce a soddisfare i nostri veri desideri…se ancora abbiamo il coraggio di averne.
    Forse si integrano due piani, uno oggettivo, della distruzione ambientale ecc…, e uno relativo, generazionale…mi chiedo, negli anni 70 probabilmente il mondo faceva schifo lo stesso eppure non c’era…forse….la stessa “sfiducia” che c’è oggi…E per concludere…Eminens!!!!! ti ricordo che Giovanni è una persona già impegnata…e io rispetto la Chiesa….

    Comment by daria — February 28, 2007 @ 7:05 pm

  33. SU SURPLUS

    Certamente Surplus è stato un lavoro molto ben confezionato, soprattutto dal punto di vista tecnico. Le tematiche affrontate sono anch’esse di forte impatto e dovremmo in un futuro molto prossimo confrontarci con esse, anzi lo stiamo già facendo in questo blog. Tuttavia mi permetto di muovere una critica nei confronti del film in merito alle modalità con cui si “deve” arrivare ad una rivoluzione realmente innovativa della società. Per far questo, a mio avviso, bisognerebbe sganciarsi da modalità di protesta che trovano radice nel secolo scorso per dar vita ad un’ idea di rivoluzione i cui mezzi possono essere sicuramente ricercati nelle nuove opportunità di relazione con gli altri, legate alle nuove tecnologie. Prima di sbrogliare la “matassa del capitalismo” (prof. mi piace questa definizione), cosa sacrosanta, bisognerebbe sbrogliare la matassa dell’ideologismo. Questioni fondamentali che riguardano il nostro esistere spesso sono ostaggio di principi politici ed ideologici che ne frenano la possibile risoluzione. La terza via, teorizzata da molti, credo possa trovare terreno fertile in un confronto, sicuramente aspro, ma basato su di una maturità civile che dev’essere incentivata. L’inizio di questo secolo sembra averci portato indietro di secoli rispetto a questo, insensati e presunti scontri di civiltà, rigurgiti bellici, religiosi e reazionari che rischiano di offuscare le grandi opportunità che il XX secolo ci ha regalato. Quindi dovremmo prima soffiare su questa polvere che può indurci in inganno, non lasciandoci vedere le grandi possibilità che abbiamo di fronte e ripartire da un processo di avvicinamento tra le diverse anime (ideologiche, religiose, ecc…) del globo e sfociare in una reale rivoluzione che non risiede nello sfasciare una vetrina ma, andare dove occorre a costruire una vetrina. L’occidente deve fare la sua parte ridistribuendo in maniera più vigorosa le proprie risorse, tuttavia dobbiamo tener presente che l’occidente è legato a doppio filo con paesi del medio-oriente detentori delle più grandi risorse planetarie. Un processo di ridistribuzione credo sia inevitabile (per fortuna), l’avanzamento di paesi come la Cina (crescita annua del pil attestata sul 9-10%) e l’India (crescita annua del pil attestata sul 5-6%) costringerà le grandi potenze a trovare nuovi assetti, ed in questi assetti la possibilità d’investire in aree depresse del pianeta con una crescente attenzione all’ambiente e all’ecologia (interessante il documentario “An Inconvenient Truth” -Una verità che reca disturbo- dell’ex vice presidente degli USA Al Gore). Rifuggendo da impostazioni nichiliste serpeggianti, il mio augurio è la nascita di questa terza via e, che quando scenderemo in piazza per un mondo nuovo, lo faremo per incontrarci sulle idee e non per tirarci addosso sassi e manganelli.
    Dovremmo anche rivedere un diffuso “consumismo dei rapporti e dei sentimenti” oltretutto, e ricominciare a chiedere ogni tanto, a chi ci è accanto, come stà…ma questo è un altro discorso…

    Mi scuso con coloro che mi tacciano di essere troppo prolisso nei miei interventi…

    Comment by anduma — February 28, 2007 @ 8:01 pm

  34. http://www.jesselimmen.com
    per stefano!

    Comment by antoniosurdo — February 28, 2007 @ 8:52 pm

  35. Su Surplus

    Un video!!!……………….questa è la democrazia?
    questo è il progresso?……….
    …….che potere ha l’arte di fronte a ciò?………
    …che c…o ho fatto io oltre ad essere critico su tutto questo?…..
    ………….

    Comment by stefano — March 1, 2007 @ 7:58 pm

  36. Prendo spunto dal “Sogno Europeo” di Jeremy Rifkin, lo stesso dell’Era dell’accesso e di Ecomonia all’Idrogeno, che dice “L’obiettivo di un’economia globale sostenibile e’ la continua riproduzione di un’elevata qualita’ della vita, ottenuta adeguando la produzione e il consumo alla capacita’ della natura di riciclare le scorie e rigenerare le risorse”. Il PIL, ovvero il prodotto interno lordo, non e’ piu’ un sistema adeguato per valutare la bonta’ di un’economia. Credo che i parametri di ricchezza di una societa’ non possa essere ristretta al ‘Prodotto Interno Lordo (PIL), in inglese GDP (Gross Domestic Product), è il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all’interno di un paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l’anno). È considerato la misura della ricchezza prodotta in un Paese.’ – definizione presa da WikiPedia.
    Cos’e’ oggi la ricchezza? dobbiamo forse riconsiderarla in termini non solo materiali ma anche spirituali? Le civilta’ orientali ci insegneranno qualcosa oppure il meme del denaro pervadera’ anche i futuri conquistatori del mondo? Non ho delle risposte certe a queste domande, ma sono convinto che la ricchezza non sia solo in prodotti e servizi. Sempre piu’ ambiente e qualita’ della vita sono parametri per valutare la ricchezza di un paese. L’arte, il paesaggio, la scienza e la consapevolezza globale sono termini che devono entrare a far parte della riflessione di ‘coloro che contano’.
    Ma oggi, grazie al social networking, alle opportunita’ della rete, possiamo ridefinire la societa’ riscoprendo noi stessi e tracciando delle strade che possono essere perseguite nel prossimo futuro. Infoecology, sostenibilita’, percezione, partecipazione, complessita’, semplicita’ sono termini che ci stanno attraversando come negli anni settanta i giovani venivano attraversati dal rock, dalla rivoluzione sessuale e culturale frutto della lotta di classe. Oggi la musica piu’ che ascoltarla abbiamo l’opportunita’ di farla. Il cinema lo stesso, cosi’ come il teatro. Bisogna soltanto trovare le strade che coniugano sentimento globale con cura del locale. La ‘matassa del capitalismo’ la si sbroglia allentandola prima di tutto. Purtroppo il nostro territorio e’ ancora retto da chi non riesce a leggere o spedire una mail, ovvero figli di un meccanicismo lineare, di causa effetto. Ma la natura, la biologia sono sistemi complessi in cui fenomi di emergenza e autorganizzazione reggono il funzionamento della vita. Le leggi di Newton sono state smantellate da Einstain, oggi l’universo lo spiega attraverso matematiche multidimensionali e il genoma, grazie al computer, e’ diventato una biblioteca accessibile, anche se e’ una societa’ privata a detenere i diritti. Strano.

    Per stefano – e per tutti – ecco il sito del film capostipite di quello che definisco cinema multidimensionale.

    http://www.koyaanisqatsi.org/

    buon lavoro!

    Comment by antonio rollo — March 2, 2007 @ 12:57 am

  37. grazie prof.

    Comment by stefano — March 2, 2007 @ 10:25 pm

  38. Ho cancellato i commenti postati dopo questo punto in quanto non inerenti allo svuluppo teorico di riflessioni sui temi trattati a lezione. Questo e’ uno spazio pubblico che non e’ piu’ accessibile senza la preventiva registazione. I commenti possono essere postati solo dopo il login.

    Comment by admin — March 4, 2007 @ 11:50 pm

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