Per la seconda volta nella storia il termine rovine, associato a cose umane degratate dalla natura o dall’uomo, assume la valenza al singolare di rovina. Le rovine delle antiche civiltà, così come le recenti rovine delle Torri Gemelle e della Siria, hanno suscitato e continuano a suscitare uno strano piacere misto di orrore e bellezza. Il tema delle rovine è un concetto estetico essenziale della modernità ed un’immagine ricorrente nell’arte occidentale.
La prima unificazione delle rovine in rovina è databile alla fine della Seconda Guerra Mondiale con l’orrore del nucleare, sfuggito di mano alla scienza e preso in consegna dall’arte. Oggi, a distanza di mezzo secolo, riemerge lo spirito della rovina planetaria. Uno spirito che è alimentato dall’intersezione di fattori complessi quali l’aumento della popolazione umana, il diffondersi del consumismo, i cambiamenti climatici e le tecnologie di comunicazione di massa, ma anche uno spirito che alimenta pensieri critici e azioni radicali in cui l’arte dei giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Bari prende posizione con opere e progetti che ridefiniscono ancora una volta i canoni estetici del contemporaneo.
Il percorso espositivo “Il Piacere della Rovina” è emerso, nei temi trattati durante la ricerca individuale degli artisti in mostra, dalla convergenza sulla consapevolezza della reale rovina del pianeta. La mostra si inserisce nella cornice del Festival Ambientepuglia 2019, che sin dalla prima edizione ha contribuito a creare finestre espositive per i giovani artisti dell’Accademia barese.
La mostra è ospitata dalla prestigiosa Galleria VerniceArte, diretta da Guido Migheli, ed inaugura sabato 11 Maggio 2019 alle ore 10:00 (rimarrà aperta fino al 16 maggio).
Cinque giorni per vivere un’esperienza in cui alla white box dell’esposizione a parete si affianca la black box delle tecnologie dell’audiovisione.
La mostra è a cura di Michele Giangrande, Giuseppe Negro e Antonio Rollo.
Friabili Testimoni di Perverse Fantasie per S-Colpire la Natura, 2019
video scultura (loop 8' 08'')
Oltre la quarta parete, 2019
Panni acchiappacolore, filo rosso, dimensioni variabili
Dinner with FriendZ, 2019
Acrilico, inchiostro, pennarelli e pastelli a olio su carta. 112x76cm
Senza titolo, 2019
Olio su tela, 20x40 cm
Produzione in serie da sei
Pane Spina, 2018
Pseudo ologramma sensibile all'umidità
Presenza, 2019
Acrilico su tela, 80x100 cm
La ricerca artistica e le opere della giovane artista sono incentrati sulle tematiche dell’abitare e dell’habitat come presenza e assenza nel mondo reale e nel corpo dell’individuo, portato sempre più all’alienazione dai nuovi social media . La ricerca della scultrice verte poi sullo studio del simbolo in scultura che si carnifica in un sistema di “meta-sculture” che si compongono di frammenti di corpo umano che parlano del ruolo e dello stato sociale dell’individuo in questa collettività.
La sua produzione si focalizza sui rapporti che si possono creare tra un soggetto ed uno spazio, un oggetto ed uno spazio o tra un soggetto ed un atro soggetto attualizzandoli e mettendoli su un piano di giudizio e riflessione. Dal 2017 vive e lavora tra Cluj-Napoca (Romania) e Bari dove ha iniziato ad interessarsi all’aspetto partecipativo e relazionale dell’arte, rendendo la collettività parte integrante della sua produzione.
La sua ricerca artistica è incentrata sulla memoria e sul ricordo, inserendo diversi temi e contesti specifici nelle singole opere. La ricerca passa sotto lo studio del funzionamento della memoria tra neurobiologia ed esperienza soggettiva, dove viene rappresentata la percezione visiva di questi ricordi, diverse situazioni legate ai diversi livelli della memoria. Le opere indagano sulle esperienze soggettive, riflettendo sulla vita quotidiana, sociale e delle condizioni dell’uomo di oggi come individuo e come “animale sociale”.
Opera nel capo dell'arte dopo un intenso processo di sperimentazione e di apprendimento nello studio dell'artista Renato Nosek. Vincenzo con le sue opere analizza il fenomeno della Follia Umana in tutte le varie sfaccettature, partendo dalla pazzia che ne scaturisce la malattia alla Follia intensa come situazione generalizzata, indice di una ripercussione socio-politica, in cui il genere umano è la parte lesa. La sua ricerca consiste nel raggiungere tecnicamente un "realismo espressionista" reso evidente dal virtuosismo materico delle sue pennellate: una pelle impastata che deforma ed esalta l'espressività dei volti, così come il ductus che ne segue l'andamento muscolare. I suoi soggetti sono il ritratto di una sofferenza troppo spesso dimenticata.
Nella sua arte, fantasia e realtà si amalgamano creando un connubio prefetto ed armonico nello spazio. Il suo lavoro è incentrato sul rapporto uomo-tecnologia. Utilizza con maestria l'informatica per dare slancio/anima alle sue opere, accentuandone l'impatto visivo e comunicativo. .
Il suo lavoro si basa sulla ricerca della memoria- memoria personale e memoria collettiva e la loro delicata fusione. Nei suoi lavori il ricordo non vuole essere nostalgico, malinconico, ma tende a essere consapevole e fermo. Indagare sulla memoria porta alla conoscenza dell'identità.