il Piacere della Rovina
un percorso espositivo di giovani artisti
dell’Accademia di Belle Arti di Bari
a cura di Michele Giangrande, Giuseppe Negro, Antonio Rollo

Galleria VerniceArte
11 - 16 Maggio 2019

La mostra il Piacere della Rovina, in programma nella quarta edizione del festival ambientePuglia, punta l’attenzione sulle criticità dell’esperienza artistica orientata all’indagine su problematiche di carattere sociale, politico ed economico.

Per la seconda volta nella storia il termine rovine, associato a cose umane degratate dalla natura o dall’uomo, assume la valenza al singolare di rovina. Le rovine delle antiche civiltà, così come le recenti rovine delle Torri Gemelle e della Siria, hanno suscitato e continuano a suscitare uno strano piacere misto di orrore e bellezza. Il tema delle rovine è un concetto estetico essenziale della modernità ed un’immagine ricorrente nell’arte occidentale.
La prima unificazione delle rovine in rovina è databile alla fine della Seconda Guerra Mondiale con l’orrore del nucleare, sfuggito di mano alla scienza e preso in consegna dall’arte. Oggi, a distanza di mezzo secolo, riemerge lo spirito della rovina planetaria. Uno spirito che è alimentato dall’intersezione di fattori complessi quali l’aumento della popolazione umana, il diffondersi del consumismo, i cambiamenti climatici e le tecnologie di comunicazione di massa, ma anche uno spirito che alimenta pensieri critici e azioni radicali in cui l’arte dei giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Bari prende posizione con opere e progetti che ridefiniscono ancora una volta i canoni estetici del contemporaneo.
Il percorso espositivo “Il Piacere della Rovina” è emerso, nei temi trattati durante la ricerca individuale degli artisti in mostra, dalla convergenza sulla consapevolezza della reale rovina del pianeta. La mostra si inserisce nella cornice del Festival Ambientepuglia 2019, che sin dalla prima edizione ha contribuito a creare finestre espositive per i giovani artisti dell’Accademia barese.
La mostra è ospitata dalla prestigiosa Galleria VerniceArte, diretta da Guido Migheli, ed inaugura sabato 11 Maggio 2019 alle ore 10:00 (rimarrà aperta fino al 16 maggio). Cinque giorni per vivere un’esperienza in cui alla white box dell’esposizione a parete si affianca la black box delle tecnologie dell’audiovisione.
La mostra è a cura di Michele Giangrande, Giuseppe Negro e Antonio Rollo.

Vernissage

Sabato 11 Maggio 2019 * ore 10.00
Galleria VerniceArte * piazza Massari, 6 * Bari * Italy

Aurora Avvantaggiato

Friabili Testimoni di Perverse Fantasie per S-Colpire la Natura, 2019

video scultura (loop 8' 08'')

Per costruire un nuovo mondo dobbiamo distruggere velocemente le brutture del vecchio. Friabili Testimoni di Perverse Fantasie per S-Colpire la Natura è una video installazione che indaga il rapporto tra creazione e distruzione, tra vita e morte. Un ciclo che si innesca senza un fine temporale, ma che ci attraversa nel tempo della nostra esistenza, interferendo con il carattare dei luoghi che abitiamo. Se abbiamo avuto l'opportunità di guadagnare tanto denaro per una vita di agi e lusso sfrenato, a danno della bellezza comune, allora - adesso - abbiamo il bisogno di guadagnare altrettanto panorama visivo, per il bene degli esseri umani, proprio tutti, te compreso.
Angela Capotorto

Oltre la quarta parete, 2019

Panni acchiappacolore, filo rosso, dimensioni variabili

La risultante dell'intervento svolto è l’unione simbolica di diverse persone (considerando che ogni panno acchiappacolore ne rappresenta una) attraverso un filo rosso. Esse diventano parte della stessa unità, della stessa famiglia, rimanendo comunque su una dimensione realistica e concreta: tutti gli esseri umani sono classificabili in un unico insieme (umanità), che risiede nello stesso luogo (pianeta terra), così come ogni panno è parte dell'unità "coperta". Il filo rosso col quale viene concretizzata questa unione non fa altro che amplificarne il concetto, rendendolo saldo e duraturo nel tempo.
Cristian Nirvana Damato

Dinner with FriendZ, 2019

Acrilico, inchiostro, pennarelli e pastelli a olio su carta. 112x76cm

L'opera "Dinner with FriendZ" nasce in seguito ad una riflessione su una cena fatta con gli amici, nel momento in cui in un contesto di unione e condivisione, vige invece uno stato di isolamento dalla realtà in favore dell'unione e condivisione virtuale. In questo nuovo secolo di connessione perenne, i rapporti organici diventano quasi subordinati e secondi a quelli virtuali, ogni individuo sente il bisogno di avere una corrispettiva identità nel cyberspazio, senza la quale ci si sentirebbe quasi con un'identità a metà, un "esserci nel mondo" incompleto. L'opera, funzionando come un ricordo, presenta diverse figure con una nitidezza differente. Si ricordano i dettagli di alcuni oggetti (il collage dell'etichetta di birra), si ricorda bene l'espressione del volto più vicino, mentre altre parti risultano più sfocate e basiche, come i due volti più lontani. Gli occhi dei soggetti, come metafora dell'attenzione a cui "si rivolge lo sguardo", sono le parti più materiche dell'opera. Nel soggetto in primo piano gli occhi sono in rilievo, fissi sullo Smartphone; Mentre nei due soggetti dietro, si crea con dei rilievi che finiscono con la pupilla in incavo l'effetto dello sguardo che ti segue, come a dire "sono immerso nel virtuale ma se parli, sono qui e ti ascolto".
Vincenzo de Bari

Senza titolo, 2019

Olio su tela, 20x40 cm
Produzione in serie da sei

Chi sono i veri matti? e dove sono? Abituati al flusso uniformate dell'effetto patinato su ogni immagine che incrociamo nel terreno della realtà integrata con i social media, quanto ci avviciniamo alla sofferenza silenziosa di chi non si fa e non vuole farsi vedere, scopriamo una materia difforme, stratificata, unta e pungente, che ci accende arcaiche visioni di una follia stigmatizzata. Riprendersi quella parte dell'esperienza umana, seppur attraverso l'evocazione formale, permette di avere un piano di contrasto, una lente indagatoria o un termine di paragone per riconfigurare, adesso, in pieno diluvio d'immagini, il senso dell'esistenza umana.
Grazia L'Abbate

Pane Spina, 2018

Pseudo ologramma sensibile all'umidità

Il concetto di pane quotidiano, fondamento economico della società cattolico-cristiana, può analogamente estendersi all’idea che la società contemporanea ha del progresso tecnologico. La tecnologia è il nostro nuovo pane quotidiano. Un alimento plurisensoriale dell’anima dell’individuo. L’industria dell’elettronica introduce incessantemente, dalla fine della Seconda Guerra mondiale, innovazioni in ogni campo del sapere umano, arte compresa. La grafica tridimensionale e l’ologramma possono essere considerati tra i più sofisticati sistemi di creazione e fruizione di contenuti digitali esistenti sul mercato, adesso. Come spesso è accaduto nella storia delle tecnologie informatiche, nel prossimo futuro si prevede proprio l’ologramma come pane quotidiano per i nostri occhi.
Natalija Dimitrijević

Presenza, 2019

Acrilico su tela, 80x100 cm

Utilizzando con maestria il tratto infantile, siamo proiettatati in mondo di ricordi che si stabilizzano su una singola immagine. La composizione guida il nostro sguardo alla scoperta di memorie di plastiche che hanno contribuito allo sviluppo di quel sistema neuronale che chiamiamo ricordi. Radicalizzando la plastica alla memoria del bambino, siamo chiamati in causa nella conduzione del nostro quotidiano rapporto con il più prolifico e longevo materiale che l'umano artificio abbia mai prodotto. L'ambiente è già danneggiato, proprio come i nostri ricordi. Prendiamoci cura della memoria per prenderci cura del pianeta.

Breve Bio

  • Aurora Avvantaggiato
    Taranto, 1994

    La ricerca artistica e le opere della giovane artista sono incentrati sulle tematiche dell’abitare e dell’habitat come presenza e assenza nel mondo reale e nel corpo dell’individuo, portato sempre più all’alienazione dai nuovi social media . La ricerca della scultrice verte poi sullo studio del simbolo in scultura che si carnifica in un sistema di “meta-sculture” che si compongono di frammenti di corpo umano che parlano del ruolo e dello stato sociale dell’individuo in questa collettività.

  • Angela Capotorto
    Mola di Bari (BA), 1995

    La sua produzione si focalizza sui rapporti che si possono creare tra un soggetto ed uno spazio, un oggetto ed uno spazio o tra un soggetto ed un atro soggetto attualizzandoli e mettendoli su un piano di giudizio e riflessione. Dal 2017 vive e lavora tra Cluj-Napoca (Romania) e Bari dove ha iniziato ad interessarsi all’aspetto partecipativo e relazionale dell’arte, rendendo la collettività parte integrante della sua produzione.

  • Christian Nirvana Damato
    Foggia, 1994

    La sua ricerca artistica è incentrata sulla memoria e sul ricordo, inserendo diversi temi e contesti specifici nelle singole opere. La ricerca passa sotto lo studio del funzionamento della memoria tra neurobiologia ed esperienza soggettiva, dove viene rappresentata la percezione visiva di questi ricordi, diverse situazioni legate ai diversi livelli della memoria. Le opere indagano sulle esperienze soggettive, riflettendo sulla vita quotidiana, sociale e delle condizioni dell’uomo di oggi come individuo e come “animale sociale”.

  • Vincenzo de Bari
    Bari, 1996

    Opera nel capo dell'arte dopo un intenso processo di sperimentazione e di apprendimento nello studio dell'artista Renato Nosek. Vincenzo con le sue opere analizza il fenomeno della Follia Umana in tutte le varie sfaccettature, partendo dalla pazzia che ne scaturisce la malattia alla Follia intensa come situazione generalizzata, indice di una ripercussione socio-politica, in cui il genere umano è la parte lesa. La sua ricerca consiste nel raggiungere tecnicamente un "realismo espressionista" reso evidente dal virtuosismo materico delle sue pennellate: una pelle impastata che deforma ed esalta l'espressività dei volti, così come il ductus che ne segue l'andamento muscolare. I suoi soggetti sono il ritratto di una sofferenza troppo spesso dimenticata.

  • Grazia L'Abbate
    Putignano (BA), 1991

    Nella sua arte, fantasia e realtà si amalgamano creando un connubio prefetto ed armonico nello spazio. Il suo lavoro è incentrato sul rapporto uomo-tecnologia. Utilizza con maestria l'informatica per dare slancio/anima alle sue opere, accentuandone l'impatto visivo e comunicativo. .

  • Natalija Dimitrijević
    Niš, Serbia, 1995

    Il suo lavoro si basa sulla ricerca della memoria- memoria personale e memoria collettiva e la loro delicata fusione. Nei suoi lavori il ricordo non vuole essere nostalgico, malinconico, ma tende a essere consapevole e fermo. Indagare sulla memoria porta alla conoscenza dell'identità.