From Computer Art | prof. Antonio Rollo

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Programmare è come cucinare

Il codice presentato è un’introduzione alla programmazione anche per coloro che non hanno mai visto un computer. Ho costruito un percorso di apprendimento delle conoscenze di base della scrittura di codice mettendo insieme le esperienze informatiche acquisite nel corso degli studi universitari e il lavoro degli ultimi dieci anni dedicato alla scrittura di frammenti di intelligenza - algoritmi - in forma di programmi - sequenze di istruzioni - comprensibili dal computer. Questi frammenti di intelligenza sono lo sguardo dello scienziato, del matematico, del fisico e dell’artista che non si ferma alla superficie dei sensi ma cerca di comprenderne i comportamenti e restituirli in forme estetiche.
Programmare è come cucinare. L’arte della cucina richiede fantasia, inventiva, creatività ed intelligenza per immaginare nuovi sapori, conoscere nuovi ingredienti, imparare nuovi procedimenti e servire per sé e per gli altri piatti squisiti. La novità richiede pratica e volontà nel superare difficoltà e fallimenti. Ci vuole un niente per bruciare una semplice frittata o confondere il sale per lo zucchero e rovinare un dolce. La programmazione, l’arte di scrivere codice comprensibile ed elaborabile dal cervello elettronico, permette di servire per sè e per gli altri prelibati programmi che quando vengono cotti a puntino regalano grandi soddisfazioni e piacere.
Lo studente italiano di materie artistiche, nei confronti del software, è come l’utente di un fast food, mangia piatti tutti uguali e non ha assolutamente accesso in cucina. Oggi la cucina del software non è racchiusa tra mura ma distribuita su internet. Le comunità di nuovi programmatori nate dopo la maturità “personale” del computer, avvenuta verso la fine degli anni ottanta ed esplosa grazie alla facilità di pubblicazione del world wide web, hanno iniziato a condividere frammenti di codice capaci di far funzionare un computer e di riportare in forma logica i problemi della vita reale in rapporto allo schermo interattivo. I problemi espressi in forma logica assomigliano alle ricette segrete dei grandi cuochi ed hanno un grande fascino quando ne assaporiamo il risultato finale. Spesso un piatto realizzato da un cuoco di fama ha costi elevati, così come alcuni programmi di comune utilizzo quali Adobe Photoshop e Adobe Flash. Lo spirito del computer ha diviso il mondo digitale in processi viziosi come quelli instaurati dalla chiusura del codice (Microsoft, Apple, Adobe, ecc..) e in processi virtuosi come quelli dell’apertura del codice (Linux, GLP, ecc..). Il codice libero, spesso inteso come codice gratuito, è una filosofia che si avvicina all’idea di libertà di parola, piuttosto che alla libertà di non pagare al ristorante. Per cucinare un buon programma è fondamentale conoscere gli ingredienti e l’ambiente in cui operare. La materia prima di un programma è il numero, nella sua forma pura di misura del mondo. Un numero, ad esempio il 10, può indicare tutte le misure che conosciamo sia del mondo reale (metri, litri, atmosfere, gradi, velocità) sia del mondo digitale (byte, pixel, frames al secondo) senza modificare la natura del numero 10. In realtà la nostra capacità di astrazione porta alcuni numeri ad avere significati metaforici (il numero dieci fa pensare ad un attaccante, oppure ad voto più alto). Il computer vive grazie alla sua capacità di interpretare soltanto due numeri: lo zero e l’uno. Le sequenze di zero ed uno formano parole in codice che il computer elabora nel suo cervello elettronico attraverso il controllo dei dati in ingresso, un’elaborazione algebrica su questi numeri e infine il risultato che viene salvato in memoria.
La memoria di un computer è come un’enorme libreria di cui ne vediamo l’etichetta ed attraverso di questa accediamo al suo contenuto. Il modo in cui i dati vengono elaborati dal computer apre all’universo della logica e della matematica applicata che ha visto personaggi come Wiener, Turing e von Neumann scrivere la storia della grande sfida lanciata alla comprensione e codifica della propria stessa intelligenza. Quando si entra nella cucina di un artista digitale non è richiesto di conoscere come costruire la cucina stessa, ma è fondamentale comprendere la sua struttura, le sue funzionalità e iniziare a interpretare in maniera personale i problemi che una particolare ricetta richiede. C’è un detto popolare salentino che recita “l’ecchiu rrubba” - l’occhio carpisce i segreti - ed è spesso usato dalle madri per trasmettere ai figli la conoscenza della preparazione di un piatto. Come in ogni cucina che si rispetti riusciamo a leggere la geografia e la storia di un territorio. Le ricette, gli ingredienti e i procedimenti sono lo specchio della cultura di una terra. I migliori cuochi del salento sono ancora gli stessi contadini che conoscono non solo l’arte di cucinare i cibi, ma possiedono anche i segreti per farli crescere e riprodurre. Una semplice frittata nasconde dietro il profumo intenso dell’uovo cotto nell’olio bollente un’aia con le galline che sgambettano alla ricerca di qualche chicco di grano o di qualche pietrolina per immagazzinare calcare. Nell’odore acre dell’uovo sbattuto c’è tutta la pazienza del pulire l’aia, di accudire un uliveto, di raccogliere le olive e di aspettare il prelibato frutto della spremitura. Oggi compriamo tutti gli ingredienti al supermercato e in cambio di denaro lasciamo che la nostra intelligenza possa essere utilizzata per cercare nuove ricette, sulla base della nostra curiosità e capacità di inventare. La conoscenza dei processi di elaborazione del computer sono proprio i segreti nascosti dietro lo schermo e oggi possiamo comprare il computer al supermercato, proprio come le uova e l’olio.
Per uno studente di un’Accademia italiana comprare un computer significa emulare il proprio compagno, collegarsi a internet per godere della pubblica piazza espressa dal web 2.0 e per dannarsi nella scrittura della tesi. Soltanto in casi molto rari viene spiegata la magia del computer e la possibilità di utilizzare il cervello elettronico come strumento intelligente a servizio dei problemi dell’arte.
Il parallelo con il cibo preconfezionato può continuare se pensiamo alle tante applicazioni che permettono di scaldare un’idea preconfezionata e servire a sé ed agli altri qualcosa di cui non si conosce l’essenza. Vengono alla mente le vignette di Mafalda che odiava la solita minestra servita da una madre vittima della rivoluzione consumistica. La maggior parte delle applicazioni continuano ad alimentare una fantasia ricombinante che non porta all’inventiva ed all’immaginazione, ma piuttosto impone standard visivi e modalità di interazione che limitano la creatività dell’artista.
I pionieri della Computer Art erano matematici, fisici e scienziati che avevano intravisto nei nuovi schermi collegati al cervello elettronico di metà novecento un modo per esplorare e raccontare le proprie storie e visioni digitali. Da allora ci sono in giro per il pianeta festival, rassegne e centri di ricerca in cui arte e scienza producono una narrazione digitale in cui lo spettatore diventa parte attiva e interattiva della storia. La letteratura sulle origini e sviluppi del computer è straripante di testi e manuali, riviste e pubblicazioni periodiche che rimangono nella quasi totalità in lingua inglese. La magia del computer spiegata in cucina è un tentativo di avvicinare la scienza del calcolo digitale alle forme di espressione artistica contemporanea, dove l’indagine del rapporto Uomo-Macchina ha portato sin dagli albori ad una fiorente arte che racconta i cambiamenti in corso.
L’universo aperto dall’arte con il computer ha una struttura multidimensione in cui la natura procedurale, partecipatoria, spaziale ed enciclopedica del computer si interseca con l’immaginazione dell’artista. L’apparato cognitivo è immerso in una dimensione di stimoli multi sensoriali che interferiscono con i reticoli (pattern) della visione, dell’ascolto e del tatto attraverso l’interazione con lo schermo, la tastiera, il mouse e tutte le periferiche di input ed output che sono state inventate per rendere il computer prossimo all’uomo. Certo, il computer non è in grado di innamorarsi o provare piacere per una frittata che profuma di menta fresca, ma riesce ad elaborare una quantità di dati talmente elevata che inizia ad avvicinarsi a quello necessario alla mente umana per processare emozioni intense come l’amore o il gusto. Gli scienziati stanno scommettendo sul momento in cui la macchina sarà in grado di vivere da sola nel mondo. Credo che per arrivare a questo il computer ha bisogno ancora di diverse generazioni di programmatori.
Il segno digitale rispetto alla staticità della carta e della fotografia e la dinamicità del cinema e del video, aggiunge un comportamento nuovo all’immagine che è interattiva per natura. L’immagine interattiva incorpora la bellezza del segno e la multi dimensionalità delle nuove cornici, per liberare una forma in cui il contenuto può rispondere attivamente alle azioni dell’utente o dello spettatore.
La scrittura di codice permette allo studente di utilizzare con coscienza entrambi gli emisferi cerebrali. La parte destra del cervello, per natura, inter-agisce nel processo di visualizzazione di un’idea (immaginare e sentire il profumo di una fittata alla menta), mentre la parte sinistra si preoccupa soprattutto di intervenire quando ci sono da risolvere problematiche complesse (seguire un preciso procedimento che dagli ingredienti di base porta al piatto finale), come quelle relative alla programmazione ed elaborazione di immagini sintetiche con un computer.
Lo studente che si avvicina alla programmazione del computer si trova di fronte ad un processo creativo percepito come nuovo e stimolante, dove la comprensione e utilizzo del computer diventa la mappa dove orientare le proprie visioni e meglio interpretare la quotidianità della società mediocratica in cui si trova ad essere un artista. La società in cui viviamo è il risultato di un continuo movimento entropico verso equilibri che non sono più statici, come la carta, ma dinamici come lo schermo sbrillucicante del computer. Questo libro è scritto come un manuale di ricette in cui è fondamentale la pratica per apprendere i procedimenti. La cottura di un codice avviene sul fuoco digitale degli schermi interattivi che qui sono rivoltati dal fuori verso l’interno per scoprire lo spirito del computer.

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