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Vajkard, International Workshop of Art and Design

vajkard 2012

Vajkard is an international workshop of art and design held en plein air in Rakov Škocjan. It was established in 2008 by Martin Petrič and his mentor Zdravko Papič. The event is considered to be one of the biggest inter-cultural projects in the Notranjska region. The results of the process are exhibited in Snežnik Castle Museum.

The Future of Coexistence is the theme of the workshop that is going to take place from 23 July through 3 August 2012.

Mission
The mission of the workshop is to make a traditional meeting of people of various ages and from all over the world. The workshop has already been visited by artists from Slovenia, Italy, Hungary, Croatia, Romania, Belgium, Finland, France. The main goal is to bring together professionals and students from different fields of arts, science and crafts to collaborate in various creative projects where they can share their knowledge and experience.
The workshop is ecologically oriented and tries to connect art and nature by encouraging people to include natural materials in their art experiments, make land art and study natural influences. There are also discussions about the specifics of the environment in the Notranjska region led by Matej Kržič and Jošt Stergaršek.
The name of the workshop Vajkard was chosen in honour of Janez Vajkard Valvasor, the Slovene polymath of the 17th century. His dedication to nature and precise methods of exploration are to be followed by the participants of the workshop.

Programme
An important part of the programme is the acclimatisation which refers to the first few days of the workshop which are dedicated to setting the camp, exploring the surroundings and getting to know everyone. Following, the workshop offers opportunities to learn different techniques of artistic expression such as painting, illustration, drawing, sculpture, or pottery. Along with a kiln, the workshop is equipped with lithography, woodcut and linocut tools as well as a darkroom.
Self-initiative is very much encouraged and the participants are free to explore other techniques and ask for advice when needed. Everyone can create freely or listen to the introduction about a certain technique, such as the one for botanical illustration presented by Marija Nabernik. Every day ends with time for socialising, jam sessions, and singing by the fire or an evening concert.

Lectures
In the evening lectures covering the workshop’s annual theme take place. In 2011 the theme was “The Integration of Chaos into Society through the Creative Eye”. Most of the lectures are made by invited artists who present their point of view on the chosen topic or artistic approaches in general. In 2010 Oliver Vodeb presented relational art and in 2011 Alen Ožbolt had a lecture “How Today’s Artists Think and Work”. Peter KoÅ¡trun, Marija Nabernik and Antonio Rollo are regular lecturers and participants of the workshop; in addition to preparing lectures and discussions they are also happy to give individual comments and help participants to conceptually and practically develop their work.

OISTROS EDIZIONI * MANIFESTO *

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OISTROS EDIZIONI sperimenta processi di scambio e contaminazione fra tradizione e innovazione, locale e globale, reale e virtuale, individuale e comunitario.

Fin dalla sua nascita, ottobre 1969, il gruppo Oistros ha scelto di percorrere i confini, i margini della società, i luoghi di sfruttamento e di emarginazione. Non per vocazione, ma per realismo: non ci si libera da soli, ma con gli altri; non si trova un senso alla propria vita specchiandosi nella propria pozzanghera, occorre attraversare le paludi dell’altro.
Dopo l’incontro con lo scimpanzé, protagonista di “Una relazione accademica” di Franz Kafka, guidati da Giorgio Pressburger e incoraggiati da Sandro D’Amico, gli avventurieri dell’Oistros hanno incontrato tanti randagi della conoscenza, migranti che trascinavano valigie di curiosità. Con Quartucci nel liceo di Maglie; con Barba nelle piazzette e nei vicoli di Carpignano; con Carmelo Bene nel Carnevale della Grecia salentina, con Giuliano Scabia tra i ragazzi di Cassano Murge, con Diego Carpitella e George Lapassade tra i sussulti del tarantismo.

OISTROS EDIZIONI è una nuova tappa del lungo cammino che lo Scimpanzè ha iniziato oltre quaranta anni fa.

OISTROS EDIZIONI propone quattro collane che vogliono far riflettere sui temi e sulle esperienze che da oltre quarant’anni hanno caratterizzato il lavoro di un gruppo che ha contribuito a trasformare radicalmente il Salento:

INTEGRAZIONE iPesci
TEATRO di PARTECIPAZIONE gliInsetti
CONOSCENZA lePiante
VISONI gliUccelli

OISTROS EDIZIONI vuole essere anche strumento di promozione di tutte quelle forme di conoscenza e d’espressione che hanno un sacro rispetto della dignità degli esseri umani e della natura che li ospita.

Oistros Edizioni è il frutto della collaborazione tra Antonio Rollo, artista del computer, Alessandro Santoro, regista teatrale e Martin Petric, disegnatore e tipografo sloveno. Insieme lavorano sulla responsabilità sociale della comunicazione attraverso la diffusione di storie e ricerche in forma di libro stampato e libro digitale.

Anche la Treccani online si sbaglia a definire la Computer Art

Mentre sto completando la stesura del libro “Computer Art – L’innesto dell’arte sull’albero del computer” che sarà pubblicato il prossimo aprile per OISTROS EDIZIONI, mi accorgo che la definizione di Computer Art data dalla treccani.it è incompleta!
Cito dal sito www.treccani.it

computer art Fenomeno artistico che si avvale del computer come nuovo mezzo espressivo. Sorto negli USA nei primi anni Sessanta, è legato alle trasformazioni e innovazioni prodotte nella cultura dal progresso scientifico. Due grandi mostre, la Cybernetic serendipity (1968, Londra) e la Computer art: on the eve of tomorrow (1969, itinerante dalla Germania al Giappone), hanno fatto conoscere la c.a. al grande pubblico. I grafici prodotti dal computer sono i mezzi con cui possono essere concretizzate le astrazioni delle idee programmate antecedentemente. A ogni formula algebrica corrisponde una forma grafica, permettendo di ottenere infinite variazioni.

Innanzi tutto la Computer Art non è sorta negli USA, ma come fenomeno legato all’evoluzione delle pratiche di costruzione ed uso del seminale cervello elettronico, nasce contemporaneamente in più parti del mondo già negli anni Cinquanta. George Nees è tedesco, Peter Foldes è Ungherese, Bruno Munari è Italiano, Francois Morellet è Francese, Vladimir Bonacic è Croato, Vera Molnar è Ungherese ma si trasferisce a Parigi e poi negli anni Sessanta, Steina e Woody Wasulka sono Islandesi ma si trasferiscono a NewYork, Michael Noll è Americano ma studia con il tedesco George Nees.
Le due grandi mostre “Cybernetic serendipity (1968, Londra) e la Computer art: on the eve of tomorrow (1969, itinerante dalla Germania al Giappone)” sono sicuramente due momenti fondamentali nella definizione della computer art, ma sono il risultato di un lavoro espositivo ed aggregativo iniziato nel 1961 a Zagabria in Croazia e portato avanti fino al 1973 con una mostra annuale sulle “Nuove Tendenze” (che dava il nome alla mostra in originale croato Nove Tendencije), con una pubblicazione dal nome Bit International. Il volume uscito per MIT PRESS nel marzo del 2012 con il titolo “A Little-Know Story about a Movement, a Magazine, and the Computer’s Arrival in Art: New Tendencies and Bit International, 1961-1973” racconta proprio la storia della mostra dimenticata dalla treccani.it

Ologrammi

Con la nascita del linguaggio abbiamo sviluppato attraverso generazioni di sperimentatori, un nuovo programma scritto nel codice del dna capace di astrarre l’uso degli strumenti per costruire altri strumenti e di ricordare come ci siamo riusciti. Nel cervello non ci sono precise aree che possiamo dire specializzate per la memoria, lo stesso vale per quelle relative ai cinque sensi, non c’è un posto preciso nel cervello in cui è registrata la faccia di un nostro amico. Viene ricordata come un reticolo di energie sinaptiche. La memoria utilizza un metodo distribuito, non lineare, di registrazione e accesso alle informazioni assimilabile ai modelli distribuiti usati per realizzare un ologramma. Il concetto di ologramma ha portato ad una spiegazione più comprensibile dei processi della mente.

Nonostante le crescenti prove che i ricordi erano distribuiti, Pribram non sapeva comunque spiegarsi come il cervello potesse compiere una prodezza [la memoria] che appariva magica. Poi, verso la metà degli anni Sessanta, un articolo letto su Scientific American che descriveva la prima costruzione di un ologramma lo colpì come un fulmine. Non solo il concetto olografico era folgorante, ma forniva inoltre una soluzione all’enigma con il quale stava lottando.1

Karl Pribran (1919), neuro chirurgo viennese, aveva osservato uno strano comportamento nei suoi pazienti dopo diverse operazioni di esportazione medica di parti del cervello: nessuno mostrava gravi perdite nell’accesso ai ricordi. Quindi la memoria doveva essere registrata nel cervello non in un’area specifica, ma in qualche modo distribuita nella rete in maniera che l’accesso non fosse gestito da una porzione di cervello ma dall’organizzazione emergente della rete stessa.
Un ologramma è un sistema che utilizza il laser, luce pura, per imprimere su una lastra fotografica speciale (ad alta risoluzione) un’immagine a tre dimensioni. Ovviamente la terza dimensione è illusoria ed esiste solo quando la guardiamo. L’altra caratteristica speciale dell’ologramma, potete provare voi stessi con quello stampato su una vecchia carta di credito, è di non essere divisibile come quando strappiamo una fotografia o una pagina, ovvero ci ritroviamo con due parti dell’intero. Piuttosto quando spezziamo a metà un’immagine olografica otteniamo due nuove immagini identiche, soltanto ad un risoluzione più bassa. La magia, scoperta dal matematico ungherese Dennis Gabor che ricevette il premio Nobel nel 1971, era l’olografia e si basa sul fenomeno fisico dell’interferenza ottica. In pratica ogni punto della lastra fotografica contiene l’informazione di tutta l’immagine. Quello che viene registrato non è l’immagine, ma le configurazioni di interferenza prodotte «quando una singola luce laser viene divisa in due raggi separati. Il primo raggio viene diretto sull’oggetto che deve essere fotografato. Poi si lascia collidere il secondo raggio con la luce riflessa del primo»2. Il risultato finale dell’immagine tridimensionale, come memoria olografica dell’oggetto, esiste solo quando noi lo guardiamo, ovvero creiamo una relazione tra la luce impressa e il nostro sistema visivo. Le informazioni registrate sulla lastra fotografica disegnano uno stagno di onde che interferiscono una sull’altra fino a stabilire uno stato di significazione della realtà. Il processo assomiglia alle onde di una pietra gettata nell’acqua di un placido laghetto. Poi se ne lancia un’altra ed un’altra ancora. Le onde che si allontano concentricamente dall’impatto tra la superficie e la pietra si accavallano a quelle della successiva formando una complessa armonia di cerchi che si toccano, si moltiplicano, si sommano e si spostano in ogni direzione. Allo stesso modo sembra che la memoria e la vista elaborano i ricordi, i sogni e le visioni.
L’intricata rete di connessioni neurali è continuamente attraversata da impulsi elettrici simili alle pietre lanciate in uno stagno e le increspature (interferenze) assumono un comportamento indipendente dalle onde che le hanno generate (ad esempio la somma delle due onde che generano l’interferenza non è la somma algebrica che conosciamo, in pratica in questo territorio ondulato 1+1 non fa 2). Un esempio di interferenza nella memoria umana è il ricordo e la sensazione reale di crampi, dolori e pruriti misteriosamente realistici in un arto amputato (illusorio), «ma forse ciò che sperimentano – questi individui – è la memoria olografica dell’arto che è ancora registrata negli schemi di interferenza dei loro cervelli»3.

Creare l’illusione che le cose siano localizzate dove non lo sono è la caratteristica quintessenziale di un ologramma. Come già detto, se osservate un ologramma, esso sembra estendersi nello spazio, ma se passate la mano attraverso scoprirete che non vi è nulla in quel punto. Malgrado ciò che i vostri sensi vi dicono, nessuno strumento rileverà la presenza di alcuna energia o sostanza anormale dove l’ologramma sembra essere sospeso. Questo avviene perché un ologramma è un’immagine virtuale, un’immagine che sembra essere dove è, e non possiede più estensione nello spazio di quanta ne abbia l’immagine tridimensionale di voi stessi che vedete quando vi guardate allo specchio. Proprio come l’immagine nello specchio si trova nell’argentatura sulla superficie posteriore dello specchio, l’effettiva locazione di un ologramma è sempre nell’emulsione fotografica sulla superficie della pellicola che lo registra4.

Bibliografia
1 Michael Talbot , Tuttio è uno. L’ ipotesi di una scienza olografica, Corrado Leonardo, 2004, p. 200
2 Michael Talbot , Tuttio è uno. L’ ipotesi di una scienza olografica, cit., p.21
3 Michael Talbot , Tuttio è uno. L’ ipotesi di una scienza olografica, cit., p.31
4 Michael Talbot , Tuttio è uno. L’ ipotesi di una scienza olografica, cit., p.31

MEMEFEST – DON’T MISS IT!!!

Each year, Memefest singles out a text and/or image that serves as a focal point for a critical take on the current media and communication environment. In order to enable a creative approach based on interdisciplinary, practical and theoretical perspective, you are able to participate in different categories.

The friendly competition has three main divisions: Visual communication practice, Critical writing and Beyond. It is open to anyone who wants to participate. Any artist, activist, writer, designer, malcontent, educator or media manipulator can enter. There is no age restriction. The only limit is your creativity and imagination.

In order to get the best possible in-depth understanding of your work, we will categorize all submissions in two fields: Student/Academic and Non-academic.


You can register your works in one or more categories. However, a particular work can compete in one category only.

Check bellow for more info about the category that is most interesting for you.

Participation is free of charge!

Deadline for your submissions is January 20th 2011.

Grooming digitale

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Per colmare il vuoto dell’esistenza metropolitana milioni di persone connesse alla rete hanno aperto i flussi di relazione con la realtà sulla grande rete collettiva e globale attraverso foto, video, parole, riflessioni, vita privata e vita pubblica. Si passa il tempo a rispondere a tutti con qualcosa, seguire il flusso dei propri interessi intercettato sui canali della vita digitale. Un modo per non pensare, ovvero pensare il non pensiero codificato nell’interfaccia amichevole capace di trattenere il mio corpo e allargare il mio spazio di relazione. Un esercizio zen che la mente chiede per soddisfare il desiderio infantile di curiosità, scoperta e sogno. Le persone che incontri nei viaggi online, se non sono ancora nella tua rete, basta un click per farle entrare nel flusso, quelle che hanno già una vita digitale il solo nominarle – taggarle – diventa codice relazionale per i motori di ricerca in grado di scandagliare in pochi secondi la sconfinata memoria digitale dei data base registrati sugli hard disk dei milioni di computer collegati ad internet. Non c’è più confine tra pubblico e privato, tra vita e lavoro, tra vita reale e vita digitale. Anzi, la vita digitale amplifica la percezione della relazione, che da stabile diventa dinamica. Si dice che siamo tra amici. La relazione digitale è equidistante, non permette gerarchie empatiche. Siamo tutti lontani al massimo tre click. Entrando a far parte di un gruppo sociale digitale, la dimensione stessa di amicizia è trasformata dalle proprietà della rete. L’amicizia è istantanea, sempre connessa e selezionabile liberamente. Oggi sei un mio amico, domani non solo non lo sei più, ma ti cancello dalla mia memoria.
L’idea di profilo, di avatar, non è più statica. Non è legata ad una definizione curriculare, ma è basata su quello che stai facendo in questo momento. Pubblicarsi continuamente definisce il profilo, e più alta è la sua posizione sui motori di ricerca e più sembra di stare bene e provare piacere nel mondo reale dello schermo sempre più piatto. Viviamo, spesso senza essere coscienti una vera e propria psichedelia collettiva. Il nostro cervello stimolato dallo schermo interattivo costruisce quotidianamente il viaggio endorfinico degli stimoli sociali digitali. Più tempo dedichiamo al nostro profilo sullo schermo, più crediamo di essere importanti nella comunità. Il tempo dedicato al profilo digitale è spesso senza ricompensa, sfugge ed opacizza le mura del luogo vero dove vive la persona fisica, con il corpo inascoltato e desideroso di legami non digitali.
I primati non umani esprimono i loro legami reciproci attraverso il rituale del grooming: maggiore è la quantità di tempo dedicata alla cerimonia di mutua pulizia, più forte risulta essere la relazione. Con l’ampliarsi dei gruppi, ogni individuo, maschio o femmina che sia, dovrà investire più tempo nel grooming al fine di gestire l’accresciuto numero di relazioni sociali che deve mantenere. Il grooming ha il potere di creare e consolidare i legami sociali, con ogni probabilità, esso stimola il rilascio nel cervello di sostante chimiche chiamate endorfine, le quali apportano una sensazione di benessere e piacere.
L’agenda è il grooming digitale degli esseri umani contemporanei, ci sono appuntamenti importanti, meno importanti, di routine, straordinari, insomma sono operazioni taggabili e istantaneamente condivisibili online. Gli eventi della vita lavorativa, quindi se resi pubblici sulla rete hanno una buona probabilità di cavalcare una delle creste del momento. Infatti il lavoro digitale è spesso condito di lavoro per il mantenimento del profilo online che ci ricompensa con scariche di bit in forma di endorfine. Nel world wide web tutto è adesso. Il presente fluisce e fallisce.  L’adesso in real time è scandito dalla vita comunicata in immagini e parole di milioni di persone che si specchiano negli schermi interattivi collegati alla rete. Persone lontane con il corpo ma vicine con la mente.
Il villaggio globale presagito da McLuhan si è compiuto dopo l’11 settembre soprattutto nella realizzazione di un modello condiviso di linguaggio di comunicazione e gestione della società civile. Le parole del mondo nuovo della comunicazione derivano dalle parole della guerra: target, focus on, agenda, strategy, brain storming, think thank. Parole che sono entrate nel nostro vocabolario neurale, come un virus che turba la vita di una tranquilla colonia di batteri. Queste parole hanno combattuto con le parole della poesia o dei dialetti, ed hanno vinto agevolmente perchè la parola guerra è un meme molto energetico. Agisce sulle zone del cervello che controllano gli istinti alla sopravvivenza e regolano l’attrazione sessuale. All’inizio degli anni novanta, quando ancora non era stato inventato il world wide web, l’unica risposta al cosa stai facendo adesso sarebbe stata sicuramente: siamo in guerra! L’attacco alle torri gemelle (2001) vissuto in telepresenza ha lasciato alle nuove generazioni un mondo digitale da ricostruire, post-bellico. Ma dopo ogni guerra c’è un boom figlio della voglia di continuare a sperare in un mondo migliore. La rinascita post 9.11 è stata la scoperta del secondo web. Ovvero tutte le applicazioni scritte in meno di un decennio per la comunicazione online attraverso la tecnologia del world wide web potevano già permettere a chiunque di pubblicarsi sulla rete e condividere quello che stava facendo, se lo sapeva fare e conosceva i codici di rappresentazione comprensibili dalle macchine in rete (server/client). Nel 2004 Tim O’Really in una conferenza istantaneamente storica annuncia il secondo web nominandolo Web 2.0, proprio come la nuova versione di una precedente applicazione software. Quale il web è, e rimane, anche se gli effetti sulla conoscenza e coscienza degli umani sono stati talmente inaspettati per le generazioni del vecchio web che non si capisce come mai non ci si aveva pensato prima. Effettivamente prima del 2001 non c’era bisogno del web 2.0. Le relazioni sociali in buona parte dell’Europa si svolgevano ancora in piazza per i più anziani, a scuola per i ragazzini e al lavoro per gli adulti. L’unico schermo comune era il televisore. Un televisore sempre più grande ed invadente. I flussi di informazione sempre più precari e visivamente poco suadenti viaggiano in forma monodirezionale dalla televisione alla persona. Il senso di controllo del telecomando è illusorio e foriero di isolamento mentale. Lo schermo interattivo è arrivato nelle case della gente come una sorta di liberazione dal potere rimbecillente della televisione.
La rete al tempo del web 2.0 non è più un villaggio globale (McLuhan, 1969) ma una enorme città globale, con la dimensione economica e sociale radicalmente diversa rispetto alle regole di convivenza e sopravvivenza del piccolo villaggio dell’internet prima del primo web.
Le tecnologie della rete sono edifici abitati dal tempo di collegamento di milioni di persone incanalate attraverso lo schermo del computer in flussi di interesse, visibili in roteanti nuvole di parole chiave – tag – ed accessibili attraverso la freccia puntata su un hyperlink. L’accesso istantaneo alle informazioni che chiunque può liberamente classificare secondo la descrizione di una propria passione (folksonomy) ricompensa l’utente con una buona possibilità di incontrare altre persone con gli stessi interessi, visto che non ha più tempo di andare in piazza, o la piazza non esiste perchè abita in una metropoli.
Il web 2.0 è stato scoperto come l’America da Cristoforo Colombo, il continente era già tutto lì, bastava andare a sbatterci la testa.

Una storia d’amore e di conflitti

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Sabato 6 novembre 2010

dalle ore 9,30 alle ore 10,30 – Aula E2 – Accademia di Belle Arti di Lecce

Antonio Rollo presenta la lezione “Una storia d’amore e di conflitti“, un racconto per immagini ispirato dal centenario della nascita di Alan Turing (1912 – 2012)

su invito della prof.ssa Grazia Tagliente

Celebrare Alan Turing significa prendere coscienza del mondo presente

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In attesa di pubblicazione

la magia del computer

Sto finendo di scrivere il libro – La magia del computer – che mette in relazione l’arte di programmare il computer e lo svelamento di alcuni degli algoritmi – codici – più importanti della storia della computer art . In conclusione lancio il prossimo libro – Ambienti sensibili – orientato allo sviluppo di ambienti multisensoriali per persone con disabilità mentali e fisiche.

Introduzione

Programmare è come cucinare. L’arte della cucina richiede fantasia, inventiva, creatività ed intelligenza per immaginare nuovi sapori, conoscere nuovi ingredienti, imparare nuovi procedimenti e servire per sè e per gli altri piatti squisiti. La novità richiede pratica e volontà nel superare difficoltà e fallimenti. Ci vuole un niente per bruciare una semplice frittata o confondere il sale per lo zucchero e rovinare un dolce. La programmazione, l’arte di scrivere codice comprensibile ed elaborabile dal cervello elettronico, permette di servire per sè e per gli altri prelibati programmi (software) che quando vengono cotti a puntino regalano grandi soddisfazioni e piacere.
Lo studente italiano di materie artistiche, nei confronti del software, è come l’utente di un fast food, mangia piatti tutti uguali e non ha assolutamente accesso in cucina. Oggi la cucina del software non è racchiusa tra mura ma distribuita su internet. Le comunità di nuovi programmatori nate dopo la maturità “personale” del computer, avvenuta verso la fine degli anni ottanta ed esplosa grazie alla facilità di pubblicazione del world wide web, hanno iniziato a condividere frammenti di codice capaci di far funzionare un computer e di riportare in forma logica i problemi della vita reale in rapporto allo schermo interattivo. I problemi espressi in forma logica assomigliano alle ricette segrete dei grandi cuochi ed hanno un grande fascino quando ne assaporiamo il risultato finale. Spesso un piatto realizzato da un cuoco di fama ha costi elevati, così come alcuni programmi di comune utilizzo quali Adobe Photoshop e Adobe Flash. Lo spirito del computer ha diviso il mondo digitale in processi viziosi come quelli instaurati dalla chiusura del codice (Microsoft, Apple, Adobe, ecc..) e in processi virtuosi come quelli dell’apertura del codice (Linux, GLP, ecc..). Il codice libero, spesso inteso come codice gratuito, è una filosofia che si avvicina all’idea di libertà di parola, piuttosto che alla libertà di non pagare al ristorante.
Per cucinare un buon programma è fondamentale conoscere gli ingredienti e l’ambiente in cui operare. La materia prima di un programma è il numero, nella sua forma pura di misura del mondo. Un numero, ad esempio il 10, può indicare tutte le misure che conosciamo sia del mondo reale (metri, litri, atmosfere, gradi, velocità) sia del mondo digitale (byte, pixel, frames al secondo) senza modificare la natura del numero 10. In realtà la nostra capacità di astrazione porta alcuni numeri ad avere significati metaforici (il numero dieci fa pensare ad un attaccante, oppure ad voto più alto). Il computer vive grazie alla sua capacità di interpretare soltanto due numeri: lo zero e l’uno. Le sequenze di zero ed uno formano parole in codice che il computer elabora nel suo cervello elettronico attraverso il controllo dei dati in ingresso, un’elaborazione algebrica su questi numeri e infine il risultato che viene salvato in memoria. La memoria di un computer è come un’enorme libreria di cui ne vediamo l’eticchetta ed attraverso di questa accediamo al suo contenuto. Il modo in cui i dati vengono elaborati dal computer apre all’universo della logica e della matematica applicata che ha visto personaggi come Wiener, Turing e Von Neuman scrivere la storia della più grande sfida dell’uomo lanciata alla comprensione e codifica della propria stessa intelligenza.
Quando si entra nella cucina di un artista digitale non è richiesto di conoscere come costruire la cucina stessa, ma è fondamentale comprendere la sua struttura, le sue funzionalità e iniziare a interpretare in maniera personale i problemi che una particolare ricetta richiede. C’è un detto popolare salentino che recita “l’ecchiu rrubba” – l’occhio carpisce i segreti – ed è spesso usato dalle madri per trasmettere ai figli la conoscenza della preparazione di un piatto. Come in ogni cucina che si rispetti riusciamo a leggere la geografia e la storia di un territorio. Le ricette, gli ingredienti e i procedimenti sono lo specchio della cultura di una terra. I migliori cuochi del salento sono ancora gli stessi contadini che conoscono non solo l’arte di cucinare i cibi, ma possiedono anche i segreti per farli crescere e riprodurre. Una semplice frittata nasconde dietro il profumo intenso dell’uovo cotto nell’olio bollente un’aia con le galline che scambettano alla ricerca di qualche chicco di grano o di qualche pietrolina per immagazzinare calcare. Nell’odore acre dell’uovo sbattuto c’è tutta la pazienza del pulire l’aia, di accudire un’uliveto, di raccogliere le olive e di aspettare il prelibato frutto della sperimutura. Oggi compriamo tutti gli ingredienti al supermercato e in cambio di denaro lasciamo che la nostra intelligenza possa essere utilizzata per cercare nuove ricette, sulla base della nostra curiosità e capacità di inventare. La conoscenza dei processi di elaborazione del computer sono proprio i segreti nascosti dietro lo schermo e oggi possiamo comprare il computer al supermercato, proprio come le uova e l’olio.
Per uno studente di un’Accademia italiana comprare un computer significa emulare il proprio compagno, collegarsi a internet per godere della pubblica piazza espressa dal web 2.0 e per dannarsi nella scrittura della tesi. Soltanto in casi molto rari viene spiegata la magia del computer e la possibilità di utilizzare il cervello elettronico come strumento intelligente a servizio dei problemi dell’arte.
Il parallelo con il cibo preconfezionato può continuare se pensiamo alle tante applicazioni che permettono di scaldare un’idea preconfezionata e servire a sè ed agli altri qualcosa di cui non si conosce l’essenza. Vengono alla mente le vignette di Mafalda che odiava la solita minestra servita da una madre vittima della rivoluzione consumistica. La maggior parte delle applicazioni continuano ad alimentare una fantasia ricombinante che non porta all’inventiva ed all’immaginazione, ma piuttosto impone standard visivi e modalità di interazione che limitano la creatività dell’artista.
I pionieri della Computer Art erano matematici, fisici e scienziati che avevano intravisto nei nuovi schermi collegati al cervello elettronico di metà novecento un modo per esplorare e raccontare le proprie storie e visioni digitali. Da allora ci sono in giro per il pianeta festival, rassegne e centri di ricerca in cui arte e scienza producono una narrazione digitale in cui lo spettatore diventa parte attiva e interattiva della storia. La letteratura sulle origini e sviluppi del computer è trabordante di testi e manuali, riviste e pubblicazioni periodiche che rimangono nella quasi totalità in lingua inglese.
La magia del computer spiegata in cucina è un tentativo di avvicinare la scienza del calcolo digitale alle forme di espressione artistica contemporanea, dove l’indagine del rapporto Uomo-Macchina ha portato sin dagli albori ad una fiorente arte che racconta i cambiamenti in corso.
L’universo aperto dall’arte con il computer ha una struttura multidimensione in cui la natura procedurale, partecipatoria, spaziale ed enciclopedica del computer si interseca con l’immaginazione dell’artista. L’apparato cognitivo è immerso in una dimensione di stimoli multi sensoriali che interferiscono con i reticoli (pattern) della visione, dell’ascolto e del tatto attraverso l’interazione con lo schermo, la tastiera, il mouse e tutte le periferiche di input ed output che sono state inventate per rendere il computer prossimo all’uomo. Certo, il computer non è in grado di innamorarsi o provare piacere per una frittata che profuma di menta fresca, ma riesce ad elaborare una quantità di dati talmente elevata che inizia ad avvicinarsi a quello necessario alla mente umana per processare emozioni intense come l’amore o il gusto. Gli scienziati stanno scommettendo sul momento in cui la macchina sarà in grado di vivere da sola nel mondo. Credo che per arrivare a questo il computer ha bisogno ancora di diverse generazioni di programmatori.
Il segno digitale rispetto alla staticità della carta e della fotografia e la dinamicità del cinema e del video, aggiunge un comportamento nuovo all’immagine che è interattiva per natura. L’immagine interattiva incorpora la bellezza del segno e la multi dimensionalità delle nuove cornici, per liberare una forma in cui il contenuto può rispondere attivamente alle azioni dell’utente o dello spettatore.

La scrittura di codice permette allo studente di utilizzare con coscienza entrambi gli emisferi cerebrali. La parte destra del cervello, per natura, inter-agisce nel processo di visualizzazione di un’idea (immaginare e sentire il profumo di una fittata alla menta), mentre la parte sinistra si preoccupa soprattutto di intervenire quando ci sono da risolvere problematiche complesse (seguire un preciso procedimento che dagli ingredienti di base porta al piatto finale), come quelle relative alla programmazione ed elaborazione di immagini sintetiche con un computer.
Lo studente che si avvicina alla programmazione del computer si trova di fronte ad un processo creativo percepito come nuovo e stimolante, dove la comprensione e utilizzo del computer diventa la mappa dove orientare le proprie visioni e meglio interpretare la quotidianità della società mediocratica in cui si trova ad essere un artista. La società in cui viviamo è il risultato di un continuo movimento entropico verso equilibri che non sono più statici, come la carta, ma dinamici come lo schermo sbrillucicante del computer.
Questo libro è scritto come un manuale di ricette in cui è fondamentale la pratica per apprendere i procedimenti. La cottura di un codice avviente nel fuoco digitale degli schermi interattivi che qui sono rivoltati dal fuori verso l’interno per scoprire lo spirito del computer.

Indice del Libro – La magia del computer

Parte Prima
L’arte di programmare il computer

Capitolo 1. Programmare è come cucinare
Capitolo 2. Flash ActionScript
Capitolo 3. La programmazione funzionale

Parte Seconda
Lo schermo infografico

Capitolo 4. Reticoli visivi e interattivi
Capitolo 5. Fiori algebrici
Capitolo 6. Linee danzanti

Parte Terza
Lo schermo interattivo

Capitolo 6. I sensori della macchina
Capitolo 7. Sensibile al corpo
Capitolo 8. Croma Key e Motion Tracking
Capitolo 9. La terza e la quarta dimensione dello schermo

Parte Quarta
Ambienti digitali online

Capitolo 10. Paesaggio sonoro
Capitolo 11. Paesaggio visivo
Capitolo 11. Flussi infografici interconnessi

Parte Quarta
Ambienti multisensoriali

Capitolo 11. Poetic Augmented Reality
Capitolo 12. Applicazioni multisensoriali per diversamente abili

Link al libro

email antonio (at) 0280.org

Futuro Empatico

economia

Fututo empatico
di Antonio Rollo
(cc) 2010

Il denaro è una nuova forma di schiavitù distinguibile dalle precedenti semplicemente perché è impersonale, non ci sono relazioni umani tra schiavo e padrone.
– Leo Tolstoy

Le condizioni in cui il presente consegna il futuro alle prossime generazioni sono fondamentalmente precarie. Condizioni precarie nello stato del pianeta martoriato da un sistema industriale che ha innescato l’illusorio bisogno del consumo di oggetti fuori di sé. Condizioni precarie nella percezione del futuro per la generazione di laureati da un’Università sempre più agenzia matrimoniale e colonia familiare che avvizzisce come radici di menta selvatica sul cemento. Condizioni precarie nello stato di salute mentale della maggioranza dei giovani, costantemente spinti a specchiarsi nella televisione, cinema e riviste che mostrano soltanto più cazzetti e fighette.
La società della conoscenza in cui crediamo di vivere, costantemente interconessi, è nella realtà dei territori una condizione precaria di reciproco allentamento da persona a persona, e da persona a natura. Il villaggio globale è collassato nell’isolamento isterico della città digitale. Le piazze dei paesi del Sud sono vuote e i giovani ragazzi si parlano addosso come in una trasmissione calcistica mentre le ragazze fumano una sigaretta e rispondono velocemente al nuovo sistema di messaggio corto – sms – che sfavilla sullo schermo del cellulare. Le relazioni tra le persone vacillano come barre di cemento in tensione e le Istituzioni approfittano dell’imminente frattura, con leggi che usano la parola “precario” come nuovo modello di esistenza. Sono della generazione del posto “fisso”. Una generazione cresciuta tra la memoria delle pietre antiche come menhir e la memoria prodotta e consumata alla velocità della luce dei bit. Il desiderio di ricerca è il bisogno di sentire il mondo, di conoscere la natura, di raccontare all’altro l’esperienza del presente. Molto spesso dimentichiamo che i bambini sono lo specchio più chiaro sia della nostra saggezza che della nostra più intima deviazione. I bambini di città non conoscono il cielo stellato ma bevono latte in polvere. Nel mondo occidentalizzato in cui il management investe su farmaci psicoattivi per tenere a bada bambini stressati dagli adulti, è triste immaginare la natura del prossimo futuro dell’esistenza umana.
In nome del dio denaro troppe persone hanno perso la bussola dell’esperienza del sé e dell’altro fuori di sé. La gestione di cose e persone, senza essere dei veri regnanti, ha condotto la classe decreativa – management – a chiedere alle altre persone di consumare e di consumarsi in città deviate da architettura luccicante e cibo di plastica. Nella grande città – metropoli – quello che hai in banca è solo lo specchio di quanto hai tolto all’anima del mondo. La responsabilità è alta e mette in gioco la percezione della realtà di una specie a natura multiversa come quella umana. I sud del mondo hanno la responsabilità di ricercare le risposte alle domande di ecologia, sostenibilità, tecnologia e mercato che la società della conoscenza ha posto dall’occidente del mondo. Il sistema capitalistico, per sua natura numerica, andrà necessariamente ad implodere date le condizioni di linearità imposte dal nostro pianeta limitato. Il valore della moneta con cui compriamo oggetti materiali e immateriali è per definizione fondato su una serie numerica a segno negativo (debito) che tende al limite verso il valore chiamato dai matematici meno infinito.  Questo vuol dire che il sistema monetario mondiale non può consumare all’infinito le risorse di un pianeta limitato laddove l’ecosistema vita ha imparato a fermarsi al momento giusto.
La condizione del pianeta Terra è precaria. Precaria come l’imprevedibilità di ogni lancio di un dado sul prossimo panno verde. Precaria come la conoscenza della fisica della materia, che include l’essere umano come osservatore attivo (serie di variabili perturbanti) nel complesso sistema dei simboli numerici. Precaria come la percezione del cervello elettronico alla base delle tecnologie di calcolo e comunicazione che hanno definito la società della conoscenza post-industriale. La condizione del pianeta Terra è precaria. Precaria come il caso. Precaria come la necessità. Precaria come una variabile randomica capace di generarsi dalla complessità di un calcolo piuttosto che dall’osservazione di un evento in natura. Precario vuol dire che tutto può succedere. Sapere di non sapere, perchè la natura sa quando fermarsi al momento giusto per continuare ad esistere sulla nostra palla blu, verde e gialla, mentre il sistema capitalistico ha avviato una spirale viziosa in cui molte menti umani hanno dimenticato le origini, hanno costruito utopie e ucciso il senso della famiglia come nucleo sociale interattivo con il territorio.
Nella società della conoscenza dove oltre un miliardo di persone abitano nelle città digitali ormeggiate sul mare di internet, assistiamo ad un sentimento nuovo e globale di appartenenza alla famiglia degli uomini. I grandi disastri generati dai capricci di assestamento delle frazioni di Pangea corrono alla velocità della luce lungo il pianeta. Le informazioni sul terremoto dell’Aquila, lo Tzunami tailandese, l’attesa del Big One della Faglia di Sant’Andreas viaggiano in forma di bit lungo il rizoma di rame e onde di internet e diventano specchio emotivo per chi le guarda e le ascolta. Genera fenomeni inimmaginabili di coesione e di attenzione verso la condizione precaria post disastro naturale. Ogni civiltà pre elettrica aveva imparato a ricordare i disastri naturali del proprio territorio con rituali sociali e pedagogici.
La condizione post industriale con l’abuso (senza limiti né morali né estetici) dell’immagine è intervenuta con un’azione riconfigurazione del sistema neurale alla base dei nostri pensieri e dei nostri sogni. Siamo quello che vediamo e ascoltiamo. Siamo un corpo senza pelle sensibile.  Saremo padri e madri farmacologicamente deviati, saremo genitori che si specchiano nel nulla del nulla televisivo. Finché non conosco la forma dell’immagine, definibile attraverso i misteriosi legami chimici che ci fanno comprendere potere e bellezza come memi che abitano una colonia di idee che comprende anche le buone idee di natura, non potrò dare il giusto limite ai contenuti.
I contenuti delle idee di natura sono le risorse evolute e i sedimenti che formano il nostro geoide in rotazione intorno al Sole. La forma delle idee di natura è semplice e complessa come un frattale; con l’ancora sconosciuta capacità di controllare un modello caotico come quello ecologico sulla base di limiti derivati dalla relazione con il tutto.
Il liberismo post industriale ha generato nuove idee fondate sulla non relazione con il tutto, ma verticali su uno specifico tema. I boschi che autoregolano la natura selvaggia, con l’azione perturbante dell’uomo, lasciano il posto a terreni controllabili dal corpo e dalle idee umane. L’evoluzione della mente umana è, nella forma del cervello, un infittirsi di trame elettro chimiche che si rimodellano in continuazione per <<tenere in vita>> il corpo sensibile.  L’evoluzione della mente umana è, nel contenuto del cervello, un rizoma che dialoga con i sensi del corpo (tatto, vista, udito, olfatto, gusto) in relazione con il mondo esterno. Il rizoma mantiene memoria dell’esperienza dei nostri sensi. Il rizoma si diverte a stringere forti relazioni sinaptiche quando i sensi irradiano nella rete neurale ondosi messaggi codificati attraverso la pelle, gli occhi, le orecchie, il naso e la bocca. Il liberismo post industriale ha ereditato il sistema bancario dei prestiti e dei depositi della moneta, generando l’attuale moneta digitale con la quale si costruiscono città sconfinate e si illudono i cittadini con il valore del prestito del denaro. Nel mondo reale il prestito avviene quando qualcun altro ha qualcosa che non ho. Se devo appendere un quadro e non ho il martello, se il vicino si presenta con il disegno del martello, è impossibile risolvere il problema e il quadro mi rimane in mano. Nel mondo artificiale della moneta digitale le banche possono creare nuovo denaro sulla base della mia firma di richiesta di un prestito. I banchieri, invece, con il gioco garantito dalle istituzioni liberiste, si divertono a creare nuovo denaro. “Questo è un pensiero vacillante. Siamo completamente dipendenti dalle Banche Commerciali. Qualcuno deve prestare ogni singolo dollaro che abbiamo in circolazione, moneta o in forma di credito. Se le Banche creano un ampio sistema monetario sintetico, allora noi siamo una civiltà prosperosa; altrimenti moriamo di fame. Siamo assolutamente senza un sistema monetario stabile. Quando si comprende l’intero contesto della creazione di denaro, la tragica assurdità della nostra – i banchieri – posizione senza speranza ci pare incredibile, ma così è”1. Il valore del denaro non rappresenta più quello che si possiede (dalle pecore all’oro) ma si alimenta di variabili a segno negativo come il debito e l’interesse. E’ opinione pubblica la sentenza <<nasciamo già indebitati>>. Ma nessuno si domanda come funziona davvero il sistema monetario mondiale che nasce nell’Inghilterra del 1694 e oggi vive nei prestiti delle carte di credito e nelle transazioni (somme e sottrazioni) tra conti bancari virtuali, buoni del tesoro, monetine di rame e fogli di carta filigranata. Il sistema di riferimento globale è il modello americano che è stato ridefinito in un libero documento chiamato “La meccanica della moneta moderna” dove si spiega la perversa semplicità di una formula che cresce esponenzialmente verso l’infinito negativo. Stampare e coniare denaro dal nulla è la meccanica della moderna moneta. E sono solo le banche centrali a poterlo fare.
La società civile paga una tassa “magica” chiamata inflazione e il debito pro-capite corrode le innate speranze del cervello umano disegnato non per attivare aggressione, violenza, interesse personale e utilitarismo, ma piuttosto socialità, passione, affetto e amore. I cittadini diventano schiavi un sistema perverso che li obbliga a cercare un lavoro per produrre oggetti materiali e immateriali che servono ad alimentare la formula della creazione di moneta dal nulla. Ignara del funzionamento del denaro e martoriati da immaginari visivi prodotti in massa sui media di comunicazione, la società civile dell’era della conoscenza è chiusa nelle città digitali, dove la moneta neppure si tocca e si può acquistare un computer nuovo utilizzandone uno vecchio ma che funziona ancora. Ci siamo mai chiesti come accade tutto questo? Una zona del cervello è bravissima ad attivare sensazioni sul corpo in risposta a quanto succede ad un mio simile. I neuroni specchio abitano il territorio del rizoma cerebrale capace di avviare un intenso scambio di informazioni tra quello che si vede e quello che si percepisce. Se la mia compagna ha paura dei ragni, ed un ragno le cade sul braccio, di riflesso i neuroni specchio riescono ad interferire sulla mio apparato sensorio, provocando su di me – in tempo reale – la stessa reazione.
Dall’invenzione della scrittura ad oggi, la nostra capacità di mimesi con quello che vediamo in immagine, leggiamo nel nostro alfabeto e ascoltiamo con le nostre orecchie non è cambiata di molto. Siamo schiavi inconsapevole di una classe dirigente deviata che vuole perdere la grande opportunità dell’esistenza umana sul pianeta Terra. Dietro ogni nuova richiesta di denaro c’è la casa di due neo sposi con lavoro precario così come il progetto di un nuovo grattacielo a Dubai capace di accogliere a mille euro a notte perversi creatori di denaro. L’aggressione, la violenza, l’interesse personale e l’utilitarismo, come un bosco appena bruciato sul dorso di una collina, genera solitudine. Il cervello per tenersi in vita si nutre delle informazioni sensoriali che diventano lo spirito – anima – che governa la complessissima architettura del nostro corpo. L’appartenenza alla classe dominante degli Stati Nazione fondati sul moderno sistema monetario a “riserva frazionario” è così instabile e gli individui sono così vulnerabili nello spirito, che un capriccio represso o un tradimento inter personale, può scatenare una spirale perversa in cui tutti i nostri risparmi, così come sono stati creati dal nulla, nel nulla ritornano. La precarietà dello spirito della classe padrona – master – è diventata l’atmosfera da condividere con la società civile che sta perdendo la linfa del futuro, sotto i colpi della pubblicità commerciale, i capricci dei governanti e l’obsolescenza delle cose. La linfa del futuro sono i vecchi e i bambini, entrambi sono sotto scacco del modello liberista. “Il liberismo occidentale, indebolito dalle sue incoerenze, sembra destinato a essere spazzato via da una nuova ondata di fascismo. Sarà difficile,  per la generazione dei miei figli, trovare il coraggio di lottare per un’umanità imperfetta che, con l’aborto, vuole sopprimere delle vite innocenti, mentre santifica quelle dei criminali, o che mina dall’interno i suoi stessi principi mettendo al bando il rigore morale come politicamente sbagliato. La tendenza a non fare più tutti gli sforzi per <<tenere in vita>> sarà seguita dalla licenza di uccidere. Gli storici che guarderanno al passato da un futuro carico di violenza avranno la chiara sensazione che il massacro degli indesiderabili è cominciato ai nostri giorni, con l’eliminazione dei non ancora nati e dei vecchi”2. La solitudine dello spirito dei moderni governanti vuole essere imposta alla società civile, che per sua natura ama la socialità, la gioia, la curiosità verso il mondo e l’appartenenza a lungo termine a cose e persone.
La socialità, la passione, l’affetto e l’amore sono connessioni del rizoma cerebrale che abbiamo dentro da sempre nel nostro codice genetico. Affinché possano resistere all’angoscia empatica che ci accompagna sin dalla nascita (pensate ai neonati che iniziano a piangere tutti quanti senza sapere perchè, ma mossi dai neuroni specchio), la socialità, la passione, l’affetto e l’amore devono trovare un giardino fertile nell’individuo che si va formando. A sei mesi un bambino riesce a riconoscersi allo specchio costruendo un’empatia matura che gli permette di comprendere la differenza tra sé e gli altri. L’individualità nutre l’empatia con il mondo esterno, e la nostra capacità di sentire quello che il mondo fuori di noi sente è un dono della nostra evoluzione. All’età di otto anni il cervello umano riesce a comprendere l’idea di vita e di morte che si radicano a meraviglia nel rizoma della memoria. Questo è l’inizio del viaggio esistenziale dell’individuo umano. Dal pastore al banchiere. Tutti sanno che c’è solo una vita ed è tanto precaria. L’empatia risiede nella condivisione della certezza della morte e della gioia della vita. L’empatia cresce attraverso le nostre debolezze e imperfezioni e matura di fronte allo specchio del proprio senso di appartenenza ad un ecosistema natura grandioso e glorioso.
La società della conoscenza è in realtà la società dell’ignoranza. Nasciamo con un debito monetario sulla testa. Questa condizione precaria vibra sulla nostra pelle e per empatia su chi ci sta vicino. Di riflesso anche quello che sente chi ci sta vicino si propaga sulla nostra pelle e si memorizza nella nostra mente. Un bambino occidentale di otto anni attraverso gli innumerevoli schermi, che definiscono il suo mondo esterno, riceve stimoli sensoriali in quantità abominevole. Le immagini in movimento del cinema e della televisione, le copertine dei giornaletti, i cartelloni della città, il lampadario della sua stanzetta e l’ambientazione virtuale dell’ultimo videogioco trasmettono in tempo reale esperienze che disegnano i sogni di un bambino. La responsabilità è altissima. Il terzo millennio ha battezzato l’era della crisi monetaria globale tanto per la sua natura esponenziale, tanto per gli effetti delle idee finanziate con il denaro creato dal nulla. Idee industriali e post industriali che hanno contribuito ad indebolire il senso di appartenenza alla natura a vantaggio del senso di appartenenza alla città cibernetica. “Ci siamo perduti cercando tutto ciò che ci assomigliasse. Abbiamo conosciuto il piacere di rifletterci negli occhi degli altri come in infiniti specchi. Ma quello che incomincia finisce, e tutto quello che finisce comincia. La parola Crisi ha la stessa radice di Crisalide. E quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”3. La farfalla che si libera dalla crisi della moneta ha le ali incise da chiavi originali come parole. Parole che devono essere tradotte nella diversità e bellezza delle lingue del mondo. Parole di cui va ricordato l’etimo. Parole che fioriscono nel mondo interno delle idee. Un’idea vive nel rizoma della mente. La mente umana si è evoluta in continua relazione con il mondo esterno della natura. L’intelligenza logica si è trovata a proprio agio nella parte sinistra del cervello, mentre le emozioni, il senso di appartenenza alla grande famiglia della natura e la solidarietà tra simili si è adagiata sulla parte destra. Entrambe le calotte interagiscono interpretando il mondo esterno attraverso abilità di default come la creatività, la fantasia e l’invenzione. Queste abilità cooperano e competono con altre idee del mondo esterno come intolleranza, aggressività e violenza. L’individuo connesso assorbe in tempo reale attraverso sofisticati sistemi digitali immagini sintetiche – pensate da altri – in cui la forma dell’essere umano perde il suo contenuto. La bellezza digitale trasmessa attraverso gli schermi di massa presenta un corpo dissociato dal suo spirito gioioso. Sembra che i personaggi degli schermi non riescano a fare mai la cacca, sono androgini, morti prima di morire.
La nostra mente si tiene in vita interagendo continuamente con il mondo esterno e il mondo interiore delle idee e delle emozioni. Decodificare il senso della bellezza è la capacità di empatia estetica con il mondo esterno. L’empatia estetica si attiva nella parte destra del cervello, dove insieme alle memorie della nostra esperienza di vita e alle immagini degli schermi esterni incorniciate nei nostri sogni e visioni, fa nascere nuove relazioni che rimodellano giorno dopo giorno la nostra intelligenza. La conoscenza delle relazioni tra uomo e natura non passa mai dal supermercato. Eppure nella presunta società della conoscenza la ricetta e le sementi hanno lasciato il posto alle più intelligenti scatolette e lattine. Associare intelligenza ad un obbrobrio è un atto criminale nei confronti della gloriosa bellezza del giardino della nostra mente.
L’intelligenza è il frutto della percezione della differenza. Differenza che genera comprensione del mondo. Differenza che alimenta le idee di solidarietà e fantasia. Differenza che si rinforza ogni volta che ci mettiamo allo specchio e liberiamo le nostre emozioni. Se sono una donna carina e mi sento il culo sfondato da enormi peni è possibile che la mia mente perda l’idea di essere madre. Il mio corpo appare in televisione e le mie parole non vengono mai ascoltate. Sono sola in un mondo di solitudine. Sono anche intollerante al latte di mucca, ma grazie a delle pillole posso digerire lo yogurt. Se sono una donna madre dovrò concorrere in real time con memi che si adattano nella struttura emozionale del maschio della società della conoscenza. Memi, o idee, come il calcio, suppliscono al senso di appartenenza ad una grande famiglia, l’obsolescenza programmata dalle corporazioni globali, attraverso il servizio reso dai comunicatori visivi, ci mette in empatia estetica con forme e contenuti costruiti ad hoc per creare la disaffezione con quello che si è appena comprato, e desiderare il nuovo modello dello stesso oggetto accessibile già sul mercato. Ecco perchè cambiano in continuazione i tacchi delle scarpe, i colori delle camicette e la forma dei bottoni. Il desiderio di ornamento naturale dell’essere umano è stato oggetto di un’aggressione medianica per alimentare il sistema consumistico basato sulla creazione di nuovo denaro e la distruzione di un’originale relazione tra uomo e natura, e tra uomo e uomo. Di fronte ad un nuovo modello di scarpe mi emoziono perchè sono programmato ad emozionarmi di fronte alla novità. E la novità è la differenza che attiva nuove relazioni nel giardino della mente. Se le novità, come una nuova applicazione per il mio computer, arrivano soltanto dall’esterno allora la mia mente alleggerirà le relazioni con le mie intime emozioni. Sarò più logico e razionale.
Se sono un laureato in economia e non ho nessun mentore che mi abbia raccontato veramente come funziona la meccanica della moneta moderna, allora vedrò allo specchio un bel ragazzo che abbina l’ultimo jeans e maglietta con le sue vecchie ma comode scarpe fatte a mano. Vive la contraddizione tra l’affetto naturale verso lo studio e l’aggressività richiesta dal mercato per coltivare idee che si devono consumare troppo in fretta. Non ho idea da dove arrivi la cerniera, i bottoni e il cotone dei miei pantaloni, ho un taglio di capelli che assomigli a qualche attore famoso, ricordo a malapena il profumo del pranzo della domenica e ho una fidanzata che non vuole sposarsi mai. Se sono un idraulico di città, quando faccio la doccia, guardo fiero la podestà del mio sesso, e sogno il prossimo buco da tappare. Fidanzate che non vogliono sposarsi tradiscono perchè rassegnate alla violenza della pubblicità, con un cervello capace di angosciarsi per sua propria natura. Dolore e sofferenza passano dallo stesso canale della merda. Se sono un docente universitario di storia delle religioni, ormai in pensione, guardo mio figlio che muore per disattenzione del sistema sanitario e penso che non avrebbe mai voluto insegnare storia delle religioni.
Nonostante la globalizzazione porti in seno modelli di standardizzazione a discapito della differenza tra le cose del mondo, stiamo assistendo ad un processo inverso nella società civile. Ogni individuo contribuisce alla rete della diversità della vita con la sua individualità in relazione con la natura e l’uomo. “Ci troviamo in momento in cui in ogni parte del mondo, milioni di persone stanno lavorando per inventare, usare e condividere strumenti, modelli ed idee per cambiare il mondo. Viviamo in un’epoca in cui il numero di persone che lavorano per un mondo migliore sta per esplodere”4. Le persone stanche della società dell’ignoranza stanno iniziano a seguire il proprio Elemento interiore. Imparando ad ascoltare la realtà dell’anima del mondo e degli uomini. “Non ci sono via d’uscita dalla conclusione che la crescita della popolazione mondiale non può attenersi allo stile di vita dell’Occidente che segue percorsi di sviluppo convenzionali. Le risorse richieste sono vastissime, costosissime e troppo distruttive per gli ecosistemi locali e globali”. Il modello consumistico è imploso, è fallito. Abbiamo bisogno di un nuovo modello di civiltà, di economia, di espressione e di ricerca. Questo nuovo modello si basa su un alfabeto di parole nutrienti per la parte destra del nostro cervello. Amore, Bellezza, Caos, Dio, Empatia, Fantasia, Gioia, Hydrogen, Intelligenza, Lavoro, Morte, Nascita, Oggetto, Passione, Quadro, Rispetto, Spontaneità, Tensione, Urgenza, Vita e Zero sono chiavi che la mente codifica nel rizoma chimico della massa cerebrale. Nascono relazioni logiche ed emozionali, si coltivano antidoti alla violenza, si inizia a percepire la differenza tra il Vecchio Ordine Mondiale e il Nuovo Disordine Mondiale. L’urgenza della cooperazione delle buone idee è data dalla condizione geopolitica vibrante e sempre più abitata da corruzione, aggressività e disaffezione per sé stessi e gli altri. Il Nuovo Disordine Mondiale è governato dalle buone idee che possono viaggiare alla velocità della luce attraverso gli schermi della rete e gli occhi di un libro. Il Disordine non come opposto all’Ordine, ma come sistema caotico differente che impara a riconoscere e interpretare i limiti entro cui l’intero eco-sistema mondo si tiene in vita. “Nella storia vi sono innumerevoli esempi di innovazioni tecnologiche che hanno contribuito a trasformare le società umane, ma in generale si può dire che le società si danno soltanto le tecnologie che desiderano o di cui hanno bisogno. Se gli antichi romani non avevano le locomotive a vapore, i cinesi le carabine e gli aztechi le carriole, è perchè non ne avevano bisogno, non perchè non avessero la capacità di inventarle. Non dobbiamo attenderci, quindi, che il progresso tecnologico possa continuare all’infinito con il ritmo attuale. In qualsiasi momento gli investitori e i clienti possono provare un senso di sazietà, e il mondo ripiombare in quella situazione di immobilismo tecnico che, malgrado ciò che è recentemente accaduto in alcune parti del mondo, è stata la regola nella maggior parte dei paesi durante la maggior parte della loro storia”5. Nel mondo reale il denaro ha la forma di un bel disegno dal valore fisso. Al mercato reale pesci, verdure, spezie e frutti si scambiano per sostenere al meglio la famiglia, la tecnologia è percepita come un buon strumento che non massaggia alcuna mente ed è accessibile a tutti come i chiodi ed il martello in ferramenta. L’economia empatica nasce dal nuovo alfabeto di parole per coltivare solidarietà e non intolleranza. L’economia empatica riporta il denaro alla funzione originale di scambio con qualcosa che io ho. L’economia empatica è in relazione intima con la geografia e la storia dei territori del mondo. L’idea di economia empatica è figlia di idee che hanno avuto una relazione intima – sesso – tra di loro. “Le tecnologie hanno sicuramente accelerato la frequenza delle invenzioni”6  grazie allo scambio di idee possibile dall’utilizzo di una parte della tecnologia stessa. L’uso della tecnologia da un lato permette di progettare oggetti la cui complessità è incomprensibile dalla singola mente umana e dall’altro conduce ogni singolo individuo a non poter comprendere tutti i livelli che cooperano alla realizzazione di un oggetto tecnologico. I progressi della tecnologia digitale devono essere accessibili, potenzialmente, a tutti. Almeno finché non riusciremo a produrre energia elettrica pulita capace di mantenere in vita il sistema informatico delle telecomunicazioni globali. “La velocità dell’avanzamento tecnologico va affrontata con una consapevolezza che armonizzi i reali valori d’uso, insieme alla capacità creativa d’inventare soluzioni che il sistema-mercato non prevede”7.
Attraverso lo scambio libero di idee informatiche sulla rete internet si è generato un movimento globale – Open Source – che tende a utilizzare le macchine digitali come strumenti che possono realmente aiutare a risolvere i problemi che il mondo interno ed esterno ci pone. L’universo dell’Open Source condivide le parole del nostro alfabeto e permette alle menti dei giovani programmatori di avventurarsi nella selva radiosa della programmazione. Un’esperienza etica ed estetica che riporta alle origini del cervello elettronico e la ricerca del superamento dei limiti logici della singola mente umana.
Oggi dobbiamo superare i limiti emozionali per armonizzare il rapporto attualmente distruttivo con le risorse della terra (deforestazione, riscaldamento globale, disastri chimici, cementificazione del territorio) frutto di rapporti deviati tra il sogno e la realtà dell’esistenza umana. Il futuro dell’esistenza umana è in serio pericolo. La soluzione è nel guardarsi dentro e capire che la diversità delle nazioni è disegnata dal territorio dove vivono le persone. Le persone di città iniziano a stancarsi dello stress cittadino e dell’obsolescenza attaccata sugli oggetti che possiede. Molte famiglie, connesse alla rete, stanno riuscendo a scambiare di nuovo le ricette e le sementi. L’intelligenza delle emozioni ha permesso di scambiare la tristezza della vita cittadina con la gioia della vita a contatto con la natura. Il progresso tecnologico attivato da un’intelligenza collettiva collegata alla rete arriva spesso allo stadio più avanzato anche in territori del mondo dove la popolazione è abituata a conoscere esattamente forma e funzione degli oggetti che possiede. Pensateci un attimo. Siamo più portati a risolvere il prossimo Sudoku o a veder nascere, crescere e morire una pianta di pomodoro?  La risposta dipende dalla nostra attitudine.
“L’attitudine è la nostra personale prospettiva del nostro essere e delle nostre circostanze – il nostro angolo sulle cose, la nostra disposizione e il nostro punto di vista emozionale. Molte cose interferiscono con la nostra attitudine, incluso il nostro carattere di base, il nostro spirito, la nostra auto stima, la percezione di chi ci sta accanto e le loro aspettative su di noi. Un indicatore interessante sulla nostra attitudine di base è come pensiamo il ruolo della fortuna nelle nostre vite. Persone che amano quello che fanno, spesso si descrivono come fortunate. Persone che pensano di avere successo nella vita spesso dicono di essere state sfortunate. Incidenti e casualità giocano un ruolo fondamentale nella nostra vita. Ma c’è molto di più oltre la fortuna. Chi riesce a realizzarsi condivide attitudini simili, come la perseveranza, il credere in sé stessi, l’ottimismo, l’ambizione e la frustrazione. Come percepiamo le nostre circostanze e come noi creiamo e cogliamo le opportunità dipende in larga misura in cosa ci aspettiamo da noi stessi”8. “Con un individuo promosso ad asse dell’autoregolazione, il sistema educativo non appare più quel laboratorio di aggravamento delle diseguaglianze sociali al quale bisogna porre rimedio, bensì il luogo in cui l’individuo flessibile costruisce la propria funzionalità nel quadro della competitività  scolastica. Il luogo in cui, potenzialmente, egli diviene l’unico responsabile della propria eventuale mancanza di lavoro. In occasione del summit europeo di Lisbona nel marzo 2000, sarà questo pragmatismo social-liberale a prevalere, in particolare nella visione esclusivamente strumentale degli Stati dell’Unione (europea) circa i compiti che incombono sui sistemi educativi e sugli insegnanti nella fase di passaggio alla società della conoscenza.”9

Note

1 Robert H. Hemphil, Credit Manager, Federal Reserve Bank, Atlanta, Georgia

2 Felipe Ernandez Armesto – Millenium – Mondadori 1999 (orig, 1995)

3 Alejandro Jodorowsky – La via dei Tarocchi – Feltrinelli

4 Alex Steffen, World Changing – Harry N. Abrams, Inc.” (November 1, 2006)

5 Felipe Ernandez Armesto – Millenium – Mondadori 1999 (orig, 1995)

6 Matt Ridley: When ideas have sex, TED.com

7 Carlo Infante, Performing Media 1.1, Memori Editore

8 Ken Robinson, Element, Viking Adult; First Edition edition (January 8, 2009)

9 Matterland, Storia della società dell’informazione, Einaudi, 2002

10 Jeremy Rifkin, The Empathic Civilization: The Race to Global Consciousness in a World in Crisis

Studente precario

. Videos .

studente_precario

Video racconto di antonio rollo

Lo sguardo da sopra i tetti della città.
Un ricordo del passato salentino
con le parole di Rina Durante,
cantate da Daniele Durante,
la musica di Eric Satie
e il senso di responsabiltà
della società verso le parole.

Buona visione

Complexity of Simple Things @ Vajkard 3

Complexity

But tell me, by Jupiter, what part of man’s life is that that is not sad, crabbed, unpleasant, insipid, troublesome, unless it be seasoned with pleasure, that is to say, folly? For the proof of which the never sufficiently praised Sophocles in that his happy elegy of us, “To know nothing is the only happiness,” might be authority enough, but that I intend to take every particular by itself.

Desiderius Esasmus – The Praise of Folly

See Vajkard 3 Program

Chaos is the inner state of Nature. Chaos is a phenomena that we can imagines, we can describes formally under math formulas and we can figure it out as the end of certainty into the arrow of time. Chaos come from the alchemical research on the basics of lifeforms, the ancient enigma of life and the unpredictable activity of humans beans. Nature do not think chaos. Nature use chaos to interact with all hidden forces that are untied by the gravity.

Evolution of man can be seen as a manifestation of the chaotic recombination of gene’s sequences. The ability of human mind to think ans see chaos is the result of the interaction between the new form of human brain and the surrounding of the body that works as a multi sensorial interface with the environment and other human beings.
Chaos is related to an essential element of randomness that appear into the symbolic system of numbers, the beuty of flowers, the movement of atoms and the forces of universe. Ilya Prigogine in “The end of certainty” say that “we need not only laws, but also events that bring an element of radical novelty to the description of nature”, a new kind of kwowledge that lets human beings to face the unpredictable future dominated by communication technologies, money systems unable to think environmental sustainability and a flow of recombinant cultures emerging by the end of micro civilization all over the world.

The roots of chaos are disseminated in every culture in the planet Earth as the “the void at the beginning of creation”, an idea that brings into the mind confusion and disorder. In the Hopi language, an ancient american’s indians civilization, there is the world Koyanisquatzi, that means life out of balance, letting us to think to the moment we are living in. Communication technologies has filled the void at the beginning of creation with a perpetual present, speeding the meme of selfishness at every level of society whit the consequences of a proximal future where the human race is severely under the pressure of survival. Chaos is a natural state of mind for fullish human being. This folly gives alternative images of reality and bring to an higher understanding of life. Art, design, technologies and communication’s systems are the unpredictable phenomena of the human mind acting on the recombination of reality with human ideas.

References books and movies
[1] The end of centainty, Ilya Prigogine
[2] Koyanisquatzi, Godfrey Reggio

Romania, 20 Giugno 2010, Melendugno (Le)

Romania

se la nostra patria è l’Europa, nessuno è straniero in Italia

Programma

Saluto dell’Amministrazione Comunale

Introduzione di Dorina Luntraru

Rapporti di collaborazione italo-rumena
prof. Luigi Antonio Santoro, Università del Salento

Gli studi etno antropologici di Mircea Eliade
prof. Eugenio Imbriani, Università del Salento

Romania online: il sogno europeo
prof. Antonio Rollo, Accademia Belle Arti Lecce

9 giugno 2010 – Invito per gli studenti

invito_9giugno

Ho piacere di comunicarVi che il 9 giugno p.v. dalle ore 9,45 l’Accademia di Lecce riceverà la visita dei professori Miguel Ángel Guillem Romeu e Blanca Rosa Pastor Cubillo, provenienti dall’Università Politecnica di Valencia (Spagna).
I docenti presenteranno i lavori prodotti nella facoltà di Belles Artes nel corso del Seminario “Arte dell’animazione e libro d’artista”.
L’evento sarà accompagnato dall’esposizione di alcuni libri d’artista realizzati da studenti che hanno seguito i corsi di Xilografia, Analisi del linguaggio grafico e Tecniche dell’Incisione, curati dalla Prof. G. Tagliente negli ultimi anni.

tomorrow=today+1

. POSTERS .

docciafredda

Prendersela con le Foglie è troppo facile

. POSTERS .

nopedophilia

Questione di Forma, questione di Giustizia

. POSTERS .

FORMA_GIUSTIZIA

donna violentata

. POSTERS .

strappi
Napolitano: «La violenza sulle donne è un’emergenza su scala mondiale» Matrimoni forzati, mutilazioni genitali, stupri: gli ultimi dati valutano oltre 140 milioni di casi

tradimento

. POSTERS .

TRADIzione, TRADUzione, TRADImento è tutto un’affare (TRADE)
trad

morto lavorando

. POSTERS .

mortolavorando
Negli ultimi 5 anni i morti sul lavoro in Italia sono stati 7.000, quasi 200.000 invalidità permanenti e 5 milioni di infortuni.

la Tramontana non si può correggere

. POSTERS .

Una cellula per diventare tumorale deve impazzire, cioè deve esserci un errore nel sistema che controlla la sua riproduzione.
incidenza

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